I Phaenomena sono una realtà tutta italiana, realtà che vede i suoi primi albori nel lontano 1997 quando, appunto, si formarono. Nel 2003 iniziarono ad affacciarsi sulla scena hard n’ heavy proponendo al suo pubblico una musica orientata principalmente su un hard rock di tipo melodico.

Solo successivamente, dopo cambi di formazione, la band deciderà di dirottare il suo sound su coordinate adiacenti a lidi tipicamente progressive rock di stampo settantiano.

Ed è così che dopo 5 anni vedrà la luce il loro primo full-lenght, “The Praise Of MAdness”, un concept album della durata di 72 minuti; concept incentrato ed ispirato a “L’elogio della Follia” di Erasmo da Rotterdam.

Tuttavia, nonostante lo sforzo di porre in essere una creatura così ambiziosa, non mi sento di promuovere a pieni voti il disco. E, si badi, non per carenza tecnica o compositiva della band che, in verità, ci dà l’anima nelle 10 composizione del lotto. 

In particolare, mi riferisco al fatto che mancano degli spunti decisamente personali o, comunque, che esulino dagli schemi che già altre molte band dedite alle stesse sonorità non abbiano abusato. In particolare si intravede, all’interno delle tracce più lunghe (quelle in cui è possibile, oltretutto, ascoltare la splendida voce di Stefano Sbrignadello), lo spettro dei Dream Theater, quelli più tecnici e ossessionati dai cambi di tempo e dai break di tastiera.

Infine, la produzione del disco che, seppur decisamente laccata, è carente in alcuni punti concernenti la registrazione dello stesso. Tuttavia questo appunto non deve essere considerato necessariamente un punto di debolezza della band o dell’album in questione, poiché i brani, seppur non innovativi, sono davvero costruiti su ottimi riff e cambi di tempo, e tutti i gingilli che manderebbero in estasi gli amanti del prog in generale. Poi, per ciò che concerne la musica delle keyboards…. Questa è semplicemente meravigliosa. Almeno al sottoscritto riesce a mettere i brividi. Le due intro iniziali. “Pallade’s Whim” e “Awakening”, sono spettacolari e mettono in risalto l’amore per la band e, in particolare, per Pasquale Barile (tastiere e piano) per la musica classica. Per finire, cosa non da poco, sono sicuro che i Phaenomena riusciranno a superare questa “parziale” mancanza di personalità disco dopo disco, riuscendo, alla fine, a levarsi di dosso tutti quegli aloni e/o spettri ai quali la loro musica potrebbe essere facilmente riconducibile. Per la registrazione, invece, vale quanto già detto: album dopo album non potrà che migliorare.

Detto questo, non mi resta che rifare gli elogi alla band per aver messo su un disco così elaborato, sia dal punto di vista delle liriche e del loro contenuto, sia dal punto di vista del concept e sia, soprattutto, per la loro perizia tecnica davvero formidabile. Perizia che, sono sicuro, potrà solo crescere nel tempo.

Quindi, tirando le somme, se queste sono le aspettative, posso solo aspettarmi grandi cose in futuro dai Phaenomena, band che deve tentare il tutto per tutto nel cercare di creare una propria identità e farsi un nome all’interno dello sconfinato panorama del progressive. Che altro aggiungere? Arrivati a questo punto, non mi resta che fargli un augurio di cuore e invitare voi tutti a concedergli una chance, di sicuro meritata.

Per ulteriori ascolti vi invito, qualora foste interessati, ad ascoltare qualche brano sul Myspace della band all’indirizzo: http://www.myspace.com/phaenomena

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