Phil Spector nasce a New York il 26 dicembre 1939. Chi se non lui può concepire il perfetto album di canzoni di Natale?

Difatti, lo concepisce lui.

Nel 1961, Phil ha fondato con Lester Sill la casa discografica Philles Records, mettendo a contratto bella gente come le Ronettes, in cui milita la futura signora Spector, e le Crystals, tanto per dire di due tra i più acclamati gruppi vocali femminili che calcano le scene in quei tempi.

L’idea di fondere il muro di suono ed i tradizionali canti natalizi Phil comincia a rimuginarla nella tiepida primavera del 1963. È un bene che Phil anticipi i tempi, perché portare a termine il progetto si rivela impresa tutt’altro che agevole.

A partire dalla splendida copertina dove, in un tripudio di rosso e di verde e di giganteschi pacchi dono, campeggiano gli artisti coinvolti nell’avventura: le Ronettes e le Crystals, Bobby Sox insieme alle Blue Jeans, e su tutte e tutti si erge Darlene Love. Lui, Phil, non appare e lascia il proscenio ai comprimari. Non sembri irriverente scrivere di comprimari; al limite, una libera interpretazione delle parole del presidente della Atlantic Records Ahmet Ertegun per cui «È Phil che realizza i dischi, gli artisti sono secondari».

Vola via all’incirca un mese perché Phil decida che “quello” scatto è lo scatto, un mese trascorso anche a inscenare una sessione fotografica dopo l’altra.

«È come abusare di una bambina!» prorompe LaLa Brooks: non intende le infinite, stressanti sessioni fotografiche, ma quell’esclamazione rende l’idea di cosa significhi lavorare con Phil. In quei giorni LaLa ha sedici anni ed è sottoposta, come tutti gli altri “comprimari”, ad un metodo di lavoro che anni dopo metterà a durissima prova anche la resistenza dei giubbetti di cuoio e degli sdruciti jeans dei Ramones, è tutto dire.

No, in realtà LaLa ha in mente le dodici ore filate via senza una pausa per mettere su nastro la versione definitiva di «Parade Of The Wooden Soldiers»: dalla una pomeridiana alla una della notte, in uno studio di registrazione, fin quando i due minuti e cinquantacinque secondi di quel brano non sono così perfetti da essere impressi su vinile.

Phil è un maniaco della perfezione.

Ne fanno le spese, tra gli altri: Ronnie Bennett, futura signora Spector, deprivata dell’onore di interpretare l’unico originale della raccolta, «Christmas (Baby Please Come Home)», perché non abbastanza compresa nella parte, poco emozionale, a dire del futuro consorte; l’assistente di studio Sonny Bono, contro cui Phil inveisce senza requie e per i motivi i più futili, ma «Sonny è talmente carino e dolce», testimonia ancora LaLa, e non reagisce alle furiose intemerate di Phil; Brian Wilson, che presenzia alle sessioni di registrazione, suona il pianoforte in alcuni brani, uno a tema lo compone di suo pugno per farne dono alle Ronettes, ma Phil non reputa siffatti contributi all’altezza della situazione e liquida Brian senza troppi rimpianti.

È difficile lavorare con Phil, ma non impossibile.

L’ingegnere del suono Larry Levine non mantiene il segreto su tutte le volte che Phil incomincia a ridere e scherzare e fare il buffone, sollevando la generale ilarità; e Darlene Love ammette che, sì, Phil è un burbero, ma è uno- di quei burberi dal cuore d’oro, ed in quei mesi trascorsi insieme non passa giorno senza che Phil abbia un pensiero gentile per ognuno di loro, sia un sorriso, una parola affettuosa, un piccolo presente.

È difficile lavorare con Phil, ma dà i suoi frutti.

Sempre Darlene Love … È lei la prescelta da Phil per interpretare l’inedita «Christmas (Baby Please Come Home)» in vece di Ronnie, futura signora Spector. È un pezzo talmente formidabile da assurgere fin da subito al rango di classico canto di Natale e cambiare la vita di Darlene; pure quella di David Letterman, se è vero come è vero che, ogni anno, nella puntata natalizia del suo show la chiama al suo fianco per intonare quel brano, perché «Non è Natale fin quando non l’ascolto mentre lo canta».

Phil il suo lavoro lo porta a termine in modo egregio, centrando appieno l’obiettivo dichiarato sulle note di copertina, ossia quello di approcciare i classici canti natalizi con la stessa eccitazione dell’odierna materia pop. Basta ascoltare anche solo frammenti di «Frosty The Snowman» piuttosto che «Santa Claus Is Coming To Town» piuttosto che «Rudolph The Red-Nosed Reindeer» per afferrare al volo l’eccezionale portata dell’opera realizzata da Phil Spector, che è nient’altro che la creazione di una nuova tradizione.

Un risultato strabiliante.

Nella conclusiva «Silent Night» Phil prende la parola e, unitamente agli artisti che lo hanno accompagnato in questi mesi – non sono comprimari, Phil è il primo ad averne consapevolezza – augura un futuro di serenità e pace per tutti.

«A Christmas Gift For You» arriva negli scaffali dei negozi di dischi di tutti gli Stati Uniti il 22 novembre 1963. Il disco sbagliato nel momento sbagliato.

È, nonostante tutto, uno dei dischi fondamentali nella storia della musica popolare.

Per alcuni IL disco fondamentale.

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