1990 

Ravi Shankar meets Philip Glass.

Ossia il virtuoso del sitar che ha avuto il merito di far conoscere a tutto il mondo le sonorità dell'affasinante strumento indiano, uno di quei musicisti che solo a guardarli in faccia ti fanno capire cosa significhi world music, che della musica non ne fanno una questione di apparenza, che la ritengono un arte sacra, un'essenziale anestesia per la trascendenza psichica a cui la meditazione può portarti, incontra il Maestro, il matematico, il padre del minimalismo, il Dream Theater del minimalismo, colui che è stato capace di comporre musica per qualsiasi fottuto strumento, che ha esplorato tutti i più tortuosi e vergini percorsi dentro la tonalità, uno dei maggiori rappresentanti della musica classica contemporanea, cioè gli umani del settecento avevano Mozart e noi abbiamo Glass, non voglio assolutamente paragonarli, ma la musica di Glass ti fa pensare ad una chiave futuristica, dove in un mondo sempre più colmo di tecnologia anche l'inafferrabile magia della composizione melodica inizi a schematizzarsi in aggrovigli di circuiti chiusi, quasi rappresentabile con un' equazione.

Il Classico Orientale incontra il Classico Occidentale.

Viene fuori "Passages", che suona ancora più mistico e trascendentale delle opere solitarie di Shankar, perchè alle sonorità di quelle corde e quei fiati che sanno di terra e serpenti a sonagli, si unisce la potenza ipnotizzante dei numeri, il sentir muoversi un tir sempre nella stessa tonalità che trasporta elementi fortemente allucinogeni, un vero e proprio disco da posizione del "fiore di loto", magari in cuffia in un bel giardino floreale. "Sadharipa" e "Prashanti" sono le tracce più indicate per questo tip di situazione. In "Offering" e "Channel and Winds" prevale invece quella forte e cinica emotività di Glass, capace di farti entrare dentro anche un assemblamento di treni di composizione melodica. "Meeting Along The Edge" e "Ragas In Minor Scale" sono i brani dove l'influenze possono stare benissimo ad un 50 e 50 quindi una perfetta fusione dei due stili per dare un'unica impronta a questo progetto.

Il Sacro incontra il Tecnicismo Profano.

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