Mi trovo spesso in difficoltà quando si tratta di libri contemporanei. Provo un fastidio accademico nel non sapere se sto per approcciarmi ad un "classico", ad un'istituzione, o ad un qualsiasi prodotto del nostro tempo, destinato ad un futuro poco roseo, catalogato a caldo, o a freddo, o peggio ancora destinato a moltiplicarsi come i coniglietti, se adatto ad essere regalato o se comunque trova un posto nel mercato. Provo molto fastidio, poi, a causa del fastidio. Una cosa del genere non mi permetterei mai di provarla per un album od un genere, trovo giusto che mi sia fatta violenza e che le mie convinzioni siano sottoposte a cose poco gentili. Per la prosa, chissà perchè, arranco come un fan di Gazzè che scopre che Calcutta è ora figo. Forse perchè per un romanzo raramente 30 anni bastano per dare un valore. Nella tempesta di input che caratterizza la modernità, poi, si tende ad essere sbrigativi, a considerare chiunque come uno dei tanti, indegno di analisi, privo di peso, ci si trova pure in difficoltà a decidere se una cosa ci è piaciuta in relazione a quello che conosciamo di accostabile, a formarci un giudizio solido. E a questo punto se ne va il semplice piacere della fruizione, altra cosa che voglio provare a lasciarmi intatta. Difficile, quindi, difficile. Roth poi è un autore che ti lascia sempre il dubbio, uno che scrive un romanzo all'anno è difficile da seguire e da pesare, anche solo perchè se te li compri tutti sei un appassionato e quindi hai un'opinione falsata, se ne leggi solo qualcuno e dai giudizi di valore assoluto sei supponente e inutile. Anche qui bisognerà lasciar sedimentare il tutto, vedere cosa affonda e cosa si innalza a distanza di tempo: non resta che isolare questo animaletto morente, saggiarlo tra le dita, vedere come si flettono le sue giunture, vederlo camminare, contare le sue zampe, percepire la sua pelle. Cercare di capire se può nuotare tra i sedimenti, fuori e dentro la mia memoria. L'animale morente è impostato su coordinate commestibili e non presenta difficoltà interpretative, è agile, breve, soprattutto si muove con maestria e destrezza. Roth, checchè se ne dica, è una garanzia di buona narrazione, chi lo conosce, anche solo dalla Pastorale, lo sa bene. L'intreccio, anche molto semplice, è gestito con sicurezza, come la sfilata di una modella, hai già capito molto subito, ma resta qualcosa da scoprire fino alla fine. E' la vecchiaia di Kepesh, è la storia della sua resa all'insensibilità, alla forza del corpo: una sua studente, Consuela, lo imprigiona ingenuamente dietro sbarre di gelosia e impotenza. Il libro ha una sua potenza, forse anche un'urgenza, nella sconfitta del libertino, morto sotto i suoi stessi ferri, questo non va negato, almeno nella misura in cui non è necessariamente la sconfitta del suo stile di vita, ma della sua incapacità nel comprendere i rapporti umani e familiari; un tema odierno che si accompagna a altri riferimenti, come il terrorismo e la società americana del secolo scorso. L'adozione della prima persona in un lunghissimo dialogato evita difficoltà narrative e permette un tono medio e piacevole al discorso. In sostanza è uno di quei libri che si possono finire in un pomeriggio. Veloce e pregnante, apparentemente, quindi.
A mio parere, però, non siamo dalle parti delle 5 palle. Il libro non riesce, e non se ne fa un problema, a problematizzare il suo contenuto, vale a dire che la vicenda non emerge come declinabile, non riesce ad assumere un peso se non in una dimensione lirica su cui francamente ho dei dubbi; la storia d'amore che fa da ossatura al libro viaggia al 25%, non è nulla di più che un rapporto occasionale e anche volendo considerarla, come peso narrativo, alla pari con le difficoltà relazionali di Kepesh, non riesce, al contrario di queste ultime, a interessare. La confusione che fa il protagonista tra i due tipi di rapporto, per quanto ben delineata (vale la lettura del libro), e nonostante una ricerca, fatta dal protagonista, delle sue origini in un'analisi sociologica volutamente di parte, è chiusa in una nicchia che oggi va di moda illuminare ma che non è in fondo così particolare, visto che è comunemente riconosciuta e in un certo senso accettata. Ho come l'impressione che il libro sia un po' un corollario, un ramo del pensiero maturo dell'autore a cui è stata dedicata una breve opera, magari da leggere quando e se esisteranno i mammut di Roth ma tralasciabile se lasciato a sè. In sostanza un libro che consiglierei di farsi prestare ma non di comprare.
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