Vedi la copertina e pensi «Phil è davvero un punk con le palle quadrate! Chissà come se lo sarà devastato quell’occhio? Di sicuro sarà il lascito di una rissa di strada contro una gang rivale. Oppure una bottigliata rimediata nel corso di un’infuocata esibizione. Però quant’è figo con quella sigaretta di traverso ed i capelli scarmigliati. È proprio un punk con le palle quadrate!».

Poi, verso la fine, Phil tira fuori questa storia che lui e gli altri della banda i manifesti se li attacchinano in autonomia, traversando le strade di New York ben prima dell’alba, trascinandosi dietro secchi stracolmi di colla.

Così accade che, in una di quelle escursioni, Phil si passa il dorso della mano sulla fronte per asciugare il sudore che cola abbondante.

Quella mano è impregnata di colla.

Quella colla, dalla fronte, cala sull’occhio.

Quell’occhio rimane incollato e Phil non riesce più ad aprirlo.

Phil finisce sotto i ferri.

Durante la degenza, qualcuno gli scatta una foto.

Quella foto finisce sulla copertina di «Oltre l’Avenue D».

La storia è andata così.

Phil non è un punk colle palle quadrate.

Anzi, a Phil del punk non gliene frega di meno.

Per questo, quando si tratta di mettere in piedi una banda, la mette in piedi per suonare rhythm’n’blues alla maniera di Dr. Feelgood e Mink DeVille.

Sono loro che fulminano Phil, né gli Stooges né gli MC5.

Prima ancora Phil rimane fulminato dai dischi di blues e rock’n’roll che ascolta con il suo compagno di strada Bruce.

I compagni di strada, se li segui, non sai mai dove ti portano.

Dalla Francia al Belgio, Phil e Bruce finiscono a New York.

Bruce è adulto e vaccinato ed è statunitense, per cui è normale che prima o poi torna a casa.

Phil è francese ed ha poco più di quindic’anni, per cui traslocare in pianta stabile a New York è meno normale.

In ogni caso, lì vanno ad un concerto dei New York Dolls dove poi attaccano bottone con Johnny intento al lancio di enormi dadi di peluche nel retropalco.

Meglio sorvolare sul come finiscono a discettare intorno alla preparazione di un ideale sugo al pomodoro, fatto sta che Johnny va da Phil e Bruce per gustare il sugo al pomodoro come Cristo comanda e come Bruce cucina.

Da quel momento, i tre diventano amici per la pelle.

Tanto per dire, quando Johnny accenna per la prima volta «You Can’t Put Your Arms Around a Memory» nel soggiorno di casa, Phil è lì presente.

Pure quel nomignolo – “Flipper”, che suona un po’ come Philippe e in gergo vuol dire che sei un fratello, più che un amico – a Phil glielo affibbia Johnny.

Phil e Johnny talvolta suonano pure insieme.

Ma quando Johnny chiede a Phil di saldare quegli incroci occasionali, Phil risponde picche perché Johnny, comunque sia, finisce sempre che manda tutto in vacca.

Comunque, ecco, Phil non è un punk colle palle quadrate.

Però finisce in quel giro, con quelli che iniziano a suonare una musica strana che da lì a qualche giorno si chiamerà punk rock.

Il giro di Max’s e CBGB’s, per intenderci, Max’s soprattutto.

Phil in fondo è un buon diavolo, inanella casini a non finire ma sempre in buona fede, e poi quella sua parlantina si nota e sembra ancora più figo di quant’è in realtà, lui, la sua erre moscia ed il suo ciuffo impomatato da teddy boy ribelle.

Al riguardo chiedere a Legs e Debbie.

Solo che Phil non è punk e purtroppo non ha neppure le palle quadrate.

Allora è inevitabile che finisce in quella immane stronzata che è l’epica del sesso, droga e rock’n’roll, che finché è sesso e rock’n’roll va tutto a meraviglia, quando ci finisce dentro la droga, inizia ad andare un po’ meno bene.

Se Johnny si strafà di eroina, dai, lo fa anche Phil, perché Johnny è un amico, in fondo è come farsi un bicchiere con lui.

Se Bruce si strafà di eroina, ehi, pure lui è un amico, mica puoi esimerti.

Solo che poi, ad un certo punto, il libro finisce e tocca tirare le somme di un decennio trascorso da francese a New York.

Alcuni, come Johnny, alla fine del libro non ci sono arrivati.

Altri ci sono arrivati male in arnese, tipo una banda rock dove ci stanno dentro due tossici con tre piedi nella fossa, uno sordo ed uno internato in un ospedale psichiatrico.

Phil ci è arrivato a mettere la parola fine, solo perché la debolezza lo ha costretto colle spalle al muro, implorando aiuto.

Philippe Marcadé, per gli amici “Flipper”, suonava nei Senders.

I Senders divennero tanto famosi che al Max’s servivano un hamburger battezzato col loro nome.

Ogni tanto i Senders suonano ancora, ma è rimasto solo Philippe, di quei quattro.

Philippe non è un punk e neppure ha le palle quadrate, e forse è stato questo che gli ha salvato la vita.

E comunque ha scritto davvero un bel libro.

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