L'ennesima mattina con km da macinare sul grigio asfalto mi aspetta.
Ho tutto, penso, i documenti, il mio portatile, devo solo accendere il motore e in un paio di ore sarò a destinazione.
Un momento, non avrò mica intenzione di viaggiare da solo, di lasciare a casa i miei migliori compagni di viaggio?
Se un giorno per strada vi capiterà di incontrare un tipo che nella sua macchina di diverte a tamburellare sul volante con la testa in perenne movimento, canticchiando e facendosi ogni tanto una risata non prendetelo per pazzo, è probabile che stia ascoltando i Phish.
Accompagnati dal loro eclettico leader Trey Anastasio, cantante e raffinato chitarrista, questo quartetto del Vermont detiene il record con altri pochi artisti per quanto riguarda il numero di concerti e di spettatori presenti negli Stati Uniti.
Con quasi vent'anni di spettacoli alle spalle, tredici o quattordici album pubblicati, i Phish sono nati nel 1986 senza nessuna aspirazione a diventare famosi, ma accomunati semplice amore per la musica, tanto che hanno sempre dato il meglio di loro stessi dal vivo, così che i loro show, inizialmente presenziati solo da pochi intenditori, sono diventati in pochi anni un fenomeno di massa.
Il segreto di tale successo a detta di molti sta, oltre alla loro indiscutibile bravura, anche nel riuscire a trasformare ogni spettacolo in una serata a sé, con irresistibili jam session dove il pubblico riesce a diventare un tutt'uno con la band.
Dopo i primi album che riflettevano il loro spirito on-stage, con brani dilatati in jam di oltre i dieci minuti che però in studio non rendevano giustizia alla band, con "The Story Of The Ghost" nel 1998 i Phish si concentrano maggiormente sulla forma-canzone e mischiando rock, country e funky creano un lavoro piacevole e interessante.
La chitarra di Anastasio è il marchio di fabbrica Phish, tocco delizioso, armonie fluide e aggreganti, riesce a rimanere in secondo piano con un raffinato accompagnamento, più decisa nei momenti più funkeggianti per poi perdersi in irresistibili assoli. Ad accompagnarci fra le morbide composizioni c'è la voce delicata e confidenziale del leader che, piuttosto che sforzare le corde vocali, si lancia per lunghi minuti in uno splendido labirinto di accordi come in "Guyute", unico brano dilatato che richiama la loro natura di animali da palco.
L'album scorre piacevole e leggero, con la band che si avventura in sortite in ambito funky (Birds Of A Feather, The Moma Dance), acceni reggae (Meat, Limb By Limb) e persino country (Wading In The Velvet Sea).
Per il prossimo viaggio la compagnia è garantita.
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