Poca gente nella sua vita avrà sentito parlare dei Pholas Dactylus, un gruppo prog italiano che ha pubblicato solo questo album, "Il Concerto Delle Menti". Chissà che non abbiano fatto una buona scelta (*).
Sì insomma, non ci sono mezze vie: o ti piace o non ti piace. E' un album troppo complesso e atipico per dire: "Mah, sì carino"... Quest'album, se non ti piace, devi lasciarlo perdere, e fare finta che non sia successo nulla.
Nel caso che invece questa opera ti incuriosisca, e sei pronto a tuffarti nei meandri del prog meno conosciuto che ci sia, allora preparati a vivere un viaggio fantastico, una narrazione che dura più di 50 minuti (un'unica suite, divisa in due solo per esigenze di registrazione/pubblicazione), e di qualità musicale molto più che modesta. La formazione è: una voce (che narra solamente, non canta), un basso, una chitarra e due tastiere (organo e piano). Un gruppo sostanzialmente essenziale, ma con ottime potenzialità.
Tenetevi forte, perché è un'esperienza che difficilmente dimenticherete (potrebbe diventare un caposaldo della vostra discografia, come è successo a me).
* Ora spiegherò la frase dell'inizio. Trovo che questo gruppo sia stato perfetto così, essenziale nel pubblicare un solo album, ma pieno di tutto quello che avevano da dire (e di durata superiore alla media). Sarebbe stato quasi superfluo pubblicare un altro album, è più che sufficiente questo. E forse è la cosa più bella essere ricordati così: per un'unica opera, che ti ha fatto onore e verrà ricordata con nostalgia (mentre tante altre band hanno continuato a sfornare album e sono man mano caduti in basso). Se non è questa umiltà...
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