Non è questione di gusti.
Concerto Delle Menti è un piccolo capolavoro che deve essere assimilato attraverso un percorso
non solo di percezione acustica ma anche, e soprattutto, di immagini.
Già dalla copertina possiamo intravedere quale viaggio surreale e distopico stia per iniziare. Il mollusco si cimenta
in un coacervo di prog sperimentale d'avanguardia amalgamato dal verbo declamatorio attorno al quale si snocciolano
allegorie e simbolismi quanto mai efficaci nello stuzzicare l'immaginazione dell'ascoltatore. Prende corpo così un mondo
capovolto costituito da immagini ipnotiche senza tempo e senza spazio, in continua mutazione, sospinte da partiture strumentali
che si rincorrono in maniera funzionale l'una con l'altra. La suite (divisa in due parti) è sorprendentemente variegata nel suo
incedere ondulatorio tra momenti imperiosi ed altri di stampo più sinfonico, arricchita da inserti minimalistici, citazioni
free e tempi dispari. Non mancano divagazioni prettamente jazz sino ad arrivare ad effetti cameristici e sperimentali che a loro
volta lasciano il posto a scorribande ritmiche, chitarrismi abrasivi e distorti immersi in un magma orgiastico di fughe e controfughe.
Senza dubbio l'opera ruota attorno al testo visionario ottimamente recitato (e non cantato) che si ciba tuttavia di uno straordinario apporto
strumentale. Un viaggio che più di tutto è un tormento esistenziale che si protrae (attraverso una seconda parte più strumentale) sino
al capolinea apocalittico post-nucleare dove "quel bimbo di pietra" racconta della "caduta del fall-out e della polvere bianca che ingessa gli occhi".
Quindi un viaggio estremo solo allucinatorio o frutto di un destino già segnato? Con questo dubbio attraverso una nenia psichedelica ed ipnotica
si giunge in un crescendo di riff acidi al finale mozzato dove la visione onirica improvvisamente si oscura lasciandoci
"come anime dannate dal cosmo per sempre impresse sulla fronte di..."
Vivamente consigliata la "visione"!!!!
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