Una fotografia dal passato.
Le nuvole coprono il sole, il vento imprevedibile e crudele raffredda l'anima, esplode, ammalia, furente, incazzato, e dolcemente muto, tutta la notte, sulla pelle e sul cuore, suona e riposa, in bilico sul baratro, scava e sublima, nobile, solido, un tesoro suboceanico, il vento, rumore inquieto, ipnosi cosmica, voce vellutata, magica e angelica, per un giorno, una notte, un'ora, il tempo è fermo, la terra si muove.
Nel calderone del revival anni '80 si rischia di perdere di vista le vere novità, i Piano Magic sono una realtà a parte, le loro intrusioni nelle atmosfere malinconiche e decadenti della new wave e in generale nella realtà europea di quegli anni portano a composizioni nuove ed originali, figlie dei New Order, dei Cocteau twins, dei This Mortal Coil, dei Dead Can Dance con uno sguardo ai Kraftwerk, evidenziando un'eleganza innata e senza dubbio nostalgica e affascinante, seduttiva.
"Incurable" scivola via romantica, desolata e fragile, sonorità tecno-pop, con la voce celeste di Angele David Guillou che apre il cuore all' inverno, portando una promessa, calore e bellezza, "I have moved into the shadow", l'elettronica congela la nebbia urbana, Londra è più vicina, eterea ed umida, un centro di gravità , come fossimo su uno dei suoi tanti ponti, atmosfera medievale e futuristica, celtica e romana, avvolta in un' incanto oscuro, "Giant mirror to light up village", il vento entra nell'atmosfera gotica e drammatica creata dai sintetizzatori, i toms segnano il tempo in un' ambiente brullo e invernale quasi glaciale, brumale, "Lights come on at 3" , vede percussioni dilatate e rallentate che accompagnano un piano letargico e lanuginoso, che incontra una voce nebbiosa e Morrisseyana.
20 minuti scarsi di incurabile passione, senza tempo, che proietta gli anni 80 nel futuro, al di là delle mode e dei cliché. come fosse un'eterna notte stellata.
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