Una volta un mio amico mi ha detto: "Esiste una cosa più romantica della tristezza?". Io mi trovai in completo disaccordo con lui. Forse perché lui intendeva la disperazione, dovuta a un avvenimento negativo ed importante, come può essere la fine di un amore. In quel caso ti trovi a ridere, piangere, urlare e dormire nell'arco di un'ora. L'appetito manca, mille pensieri e filosofie ti dilaniano il cervello.

Sì, molto romantico, ma io per tristezza intendo un'altra cosa... La tristezza non ti spacca il cervello con un'onda in piena, ma ti si insinua dentro come un parassita, una sanguisuga che ti succhia piano, piano, piano, la linfa vitale. Non sai da dove è venuta, perché è venuta, QUANDO è venuta e soprattutto non sai se un giorno si stuferà di te e ti abbandonerà. Proprio per questo ultimo motivo tiri fuori la tua carta migliore, caratteristica dell'essere umano in generale: la capacità di adattamento.
Impari perciò a conviverci, a riconoscere la sua presenza ed ad accettarla. Niente picchi emotivi, nè alti, nè bassi... Lunghe camminate in cui il pensiero parte da una cosa stupida (un'anta che sbatte) ed arriva a una cosa assurda, passando per tanti chilometri di lidi e divagazioni grigie.
La tristezza ti rincoglionisce a voglie, ti fa venire mal di testa, ma mai voglia di urlare, di sfogarti, non ce n'è bisogno.

La tristezza è guardare la strada con le macchine che passano, seduto su un muretto, senza dire "non posso fare questo, devo muovermi, agire, combattere". Non ce n'è bisogno, ti sei adattato. Forse bisogna avere la predisposizione, c'è chi non la passerà mai.
La malinconia è un'altra cosa, è un ricordo del passato che ti percuote la testa.
La tristezza non ha motivo di essere lì, ma ti fa essere contento che sia arrivata l'ora di andare a dormire, con i tuoi mille fantasmi sotto le coperte.

Intanto il cd dei Piano Magic è finito... Spero un giorno che ve ne andiate dai miei ricordi, spero di dimenticarvi, ma sarà difficile.

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