Se una persona cava l'occhio a un altro,
gli venga cavato l'occhio.
(Il Codice di Hammurabi)
Se il critico musicale inglese Simon Reynolds ha avuto l’intuizione di coniare nel 1994 un termine oramai divenuto fondamentale come “POST-ROCK”, chi sono io per far esordire nel mondo della musica, a caratteri cubitali, il termine “ANTE-ROCK”? Ma chi sei tu per proporre l’ennesimo sottogenere musicale, diranno subito i miei gentili (?!?) lettori. Nessuno anche se sono uno dei pochi (sul tubo il video di “Meurs Menace” pubblicato il 19 ottobre 2012 ad oggi conta ben 107 visualizzazioni) che ha ascoltato e apprezzato “Assyrian Vertigo”, stranissimo album del 2011 dei francesi Picore alla loro terza uscita dopo “Discopunkture” (2003) e “L'Hélium Du Peuple” del 2006.
Parte l’album e, improvvisamente, veniamo scagliati con estrema violenza indietro nel tempo (migliaia di anni fa) sul punto più alto di uno ziggurat, caratteristica costruzione templare delle zone mesopotamiche (do you remember il Tigri e l’Eufrate?) destinate al culto per le religioni sumere, babilonesi e assire. Diventiamo i sacerdoti di un rito misterioso e occulto, pronti a scaldare e ad eccitare la folla per sottometterla al volere divino, pronti a sacrificare la vita e il sangue a un dio celeste, iroso e vendicativo. Le bordate “industriali” dei Picore si mescolano a un tribalismo di percussioni violento e ossessivo che frastornano fino a raggiungere l’estasi. La volontà di annullamento dell’io e la ricerca dell’elevazione mistica s’inseguono nelle 13 tracce tra mazzate strumentali, oscuri affreschi cinematografici, interludi riposanti, momenti noise e sferzate metalliche, tra atmosfere epiche e angosciose. I pezzi disegnano un pezzo di storia lontana, quella che si studiava con attenzione e interesse alle elementari: la mezzaluna fertile, i Babilonesi, gli Assiri, la scrittura cuneiforme, il re Nabucodonosor, Gilgamesh (che fu nel ‘92 anche un’opera in due atti di Battiato), il codice di Hammurabi.
Album violento e sanguinario come tutta la nostra Historia, sospeso tra le brutture industriali dei “siano sempre lodati” Einstürzende Neubauten e le schitarrate elettriche degne del miglior post-rock in circolazione. Album fuori dagli schemi, aperto al caos e al noise più strisciante. Album per orecchie ben allenate al rumore e al dolore, per chi adora sottoporre la proprio anima alla cerimonia sacra di purificazione musicale per allontanare i miasmi spirituali e materiali che la vita moderna ci butta addosso.
Musica fuori dal mondo, una vertigine che ci riporterà prima del tempo, prima del rock, ANTE-ROCK.
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