"Nulla è più anarchico del potere. Il potere fa praticamente ciò che vuole, e ciò che il potere vuole è completamente arbitrario, o dettatogli da sue necessità di carattere economico che sfuggono alla logica comune. Io detesto soprattutto il potere di oggi. Ognuno odia il potere che subisce, quindi odio con particolare veemenza il potere di questi giorni"

Scrivo questa recensione perché sentivo il bisogno dopo aver visionato codesto perverso film, di tradurre le emozioni da me provate nel osservare quello che avveniva sullo schermo, in movimenti delle mie dita sulla tastiera del mio computer.

Immagini lucide, di una lucidità disarmante; nella loro perversione ambigua e sfrenata.

L'ultimo film realizzato da Pier Paolo Pasolini, uomo che univa la eccellenza poetica al cinema; questo film rappresenta un elenco di perversioni, vizi, manie; tutto è strutturato su un lucido delirio. Quattro signori nazifascisti, una caccia a giovani figli e figlie di partigiani di chicchessia fazione politica; un castello isolato dal mondo esterno, e 120 giorni per soddisfare tutte (e dico proprio tutte!) le manie e perversioni conosciute dall'essere umano.

Un film crudele, realista, cupo; una trama altrettanto violenta, ma raffinata, di una raffinatezza che arriva al perfezionismo estetico. Volendo prescindere da una parafrasi approfondita dei contenuti del film, in quanto non sarei esauriente come un qualsiasi professore di letteratura, a mio modestissimo avviso questa  rappresenta una delle più grandi "opere" cinematografiche del '900.

La chiave di volta di tutta la pellicola è il concetto che Pasolini ha del potere: tutto è costruito su un richiamo alla struttura della Divina Commedia dantesca per sottolineare l'omologazione moderna e l'ormai decadente concetto di capitalismo; il film passa da un antiferno, dove vengono catturati i ragazzi, a un girone delle manie, ancora uno della merda, fino ad arrivare all'ultimo girone: quello del sangue.

Il film è volutamente beffardo per lo spettatore poiché vengono perpetuate azioni di ogni tipo da questi quattro signori che simboleggiano il potere e le sue deviazioni. E' come se Pasolini avesse voluto translitterare il suo concetto di potere all'essere umano, intendendolo come una mera soddisfazione dei propri istinti sessuali; un potere senza vincoli e senza ritegno.

Ho maturato l'idea di non guardare mai più questo film in vita mia, visto che non lo cancellerò mai dalla mia mente, (non sono riuscito a guardare 2girls 1cup quindi al girone della merda vi lascio immaginare cosa mi sia successo). Tuttavia mi sento caldamente di consigliarlo a tutti i veri appassionati di cinema come forma d'arte: almeno una volta nella vita deve essere visionato. Ritengo di poter sottolineare la squisitezza dei dialoghi Pasoliniani, la bellezza della fotografia, e di apprezzarne il genio rendendo sempre omaggio ad un' opera sì controversa, ma altrettanto imperiosa, di un esteta del cinema e un grande scrittore.

Hanno ucciso un poeta quel 2 novembre. 

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