Tantissimi bei ricordi mi legano a questo film, che di piacevole non ha davvero nulla: l'ultimo di essi risale all'anno scorso: esame orale di maturità 2006, mi siedo tremante e con la grave sensazione di non ricordare un cazzo di niente e lascio che il mio sguardo di maturando atterrito si incroci con quello dei 9 carnefici che di li a poco mi avrebbero esaminato. Inizia la prof di italiano, memore del fatto che sono un dio nelle materie letterarie (frequentando però il liceo scientifico sperimentale…) "Bene, Francesco, da dove vuoi iniziare?" e io: "Beh, ho portato un argomento che racchiude nella sua trattazione molti punti di diverse materie, ma purtroppo non è in programma: discuterò una tesina sull'uomo del 900 partendo però dall analisi del film "Salò o le 120 giornate di Sodoma", di Pier Paolo Pasolini, soffermandomi in particolare sul parallelismo tra l'immagine della coprofagia e il pensiero Marxista". Noto con timore, ma anche con innegabile senso di godimento, l'ondata di sdegno e scandalo che si staglia sui volti dei 9 matusa (tra l'altro 8 di essi orgogliosamente di destra)… Dico solo che ho mandato al diavolo il liceo con un rispettabilissimo 92 :=)

Per Pasolini ho sempre avuto un debole, anche se ammetto che sia un po' strano per un ragazzo di 19 anni. A 12 anni circa ebbi la fortuna di confrontarmi con la sua versione del Decameron, e mi lasciò senza parole la sua capacità di impregnare i fotogrammi di poesia diretta e semplice, che entra nell'anima senza fronzoli e figure retoriche. I suoi film sono visivamente e tematicamente sconvolgenti e rivoluzionari, sempre sul filo della censura ma allo stesso tempo densi di carica lirica, quasi catartici nel loro complesso. A differenza di molti altri prodotti cinematografici, in cui basta anche solo una scena erotica per renderli volgari, nell'intera opera pasoliniana, sempre carica di scene forti, sensuali, anche hard per l'epoca e il contesto, non vi è spazio per il volgare, per l'indecente: anche il più grottesco congresso carnale ci appare come un evento assolutamente naturale, dove per naturale intendo facente parte del ciclo della natura e dell'uomo. E in ultimo luogo nessuno è mai riuscito a rendere con tale fedeltà la psicologia e l'universo popolare, in tutta la sua fragilità e drammaticità. Ed è in questo contesto che vorrei parlare del suo film più discusso, odiato e amato allo stesso tempo: "Salò", per l'appunto. Concepito come capitolo iniziale di un'ipotetica "trilogia della morte" (mai completata a causa della prematura scomparsa del regista e posta in antitesi a quella della vita formata dai Racconti di Canterbury, il Decameron e Il fiore delle mille e una notte), il film fu proiettato solo nel 1975 al festival di Parigi, dove fu accolto da un'ondata di scandalo che fu solo l'inizio di un lungo periodo "inquisitorio" e denigratorio di questa pellicola.

La cosa che colpisce di questa pellicola è che non è adatta a tutti: no, non mi riferisco al banale bollino vm18 (che ormai troneggia pure sui dvd dei Teletubbies, e poi la chiamano società emancipata e moderna…), ma al fatto che se non si ha una vasta cultura letteraria, probabilmente ai più sembrearà un nazi-porno di vecchia data. La prima citazione letteraria viene proprio dal titolo, che riprende "Le 120 giornate d Sodoma" del marchese De Sade (da cui deriva appunto il termine sadismo, la cui accezione originale e non dipregiativa è fondamentale pr capire sia le sue opere che il film di Pasolini): oltre al titolo, il regista riprende anche i temi fondamenali dell opera lettraria, quali il piacere estremo, l'esaltazione dei sensi, la ricerca del piacere assoluto attraverso la perversione e il totale e disinibito sfruttamento del mezzo materiale del corpo, la totale ribellione al buon costume e agli schemi perbenisti imposti al uomo dalla società. La vicenda del libro è traslata però dal '700 agli anni '40 del '900, quando l'Italia era ancora segnata dalla devastazione del secondo conflitto mondile, e il potere fascista aveva ormai intrapreso l'inesorabile via della decadenza. Protagonisti di Salò sono 4 uomini: Il duca, il Vescovo, il presidente della corte d'appello e il presidente (uno straordinario Aldo Valletti). Ognuno di essi rappresenta un'istituzione fondamentale, nonchè espressione dei vari poteri (economico, politico, religioso, giuridico) e le loro vicende vengono narrate in 4 gironi simili a quelli del masterpiece dantesco, ognuno dei quali ha un tema fondamentale.

Il film inizia con un prologo in cui i protagonisti accordano riguardo dei matrimoni combinati tra la loro progenie al fine di salvaguardare e perpetrare il potere, ma si assiste anche al rapimento di un gruppo di ragazzi e ragazze figli di partigiani, i quali saranno sottoposti a questo lungo e diabolico percorso di iniziazione, accompagnato dai perversi racconti di 3 anziane prostitute (che hanno il compito di eccitare i 4 signori) in questa villa decadente vicino la città di Salò. Nel primo girone, quello delle manie, i Signori esercitano una serie di sevizie sui corpi nudi o vestiti degli adolescenti. Tra le molte torture, c'é quella di farli mangiare a quattro zampe, nudi, latranti come dei cani, degli scampoli di cibo gettati in terra o nelle ciotole, quando alcuni di questi bocconi di cibo sono riempiti, a sorpresa, di chiodi. Il secondo girone è quello cosiddetto "della merda", tutto all'insegna della coprofagia: i ragzzi sono obbligati a contenersi dal defecare, per poi farlo in apposite ciotole di raccoglimento, da cui saranno costretti a nutrirsi (celebre anche la scena in cui una delle ragazze è costretta a cibarsi in ginocchio su un tappeto e con un cucchiaino). Il Girone del Sangue è l'apice delle efferatezze del film: qui i Signori in un'orgia progressiva di torture, amputazioni, e varie uccisioni rituali, si dedicano a atti sessuali necrofili sulle vittime, espressione delsentimento di disprezzo reciproco e del mondo.
Nell'Epilogo, durante il massacro due giovan soldati assuefatti, cambiano canale alla radio d'epoca che trasmette ia Carmina Burana di Orff, e improvvisano un valzer. Elenco ora le varie immagini e i vari significati del film:

1 - Si parla dell'uomo del 900 inserito nell'infernale macchina del totalitarismo, che lo rende privo di personalità. 2 - Il sesso qui perde ogni connotazione naturale e viene degradato a puro sfruttamento del corpo in modo animale e brutale 3 - L'escremento e l'atto coprofago altro non sono altro che la metafora del concetto marxista di reificazione dell'uomo, che perde l'effettivo valore delle cose e si dimostra disposto delle peggiori efferatezze in nome del successo e del dio denaro, ma sono anche simboli del capitalismo 4 - C'é un fortissimo contrasto di sapore Brechtiano tra il rigore e il formalismo di luoghi e la corruzione degli atti compiuti. 5 - Si parla della sopraffazione del forte sul debole, del capitalsta sul proletario

In conclusione, considero questo film un pilastro del cinema di ogni genere e tempo, una favola macabra sul futuro dell'uomo annebbiato dal potere, il testamento di un artista e intellettuale immenso, ucciso per le sue idee che ha difeso fino alla fine: è un dovere guardarlo per renderci conto della grandezza del neorealismo italiano, per rendere giustizia ai grandi del nostro paese, per riflettere sul nostro passato e meditare sul nostro futuro.

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