Piero Ciampi: chi era costui?
Quanti oggi ne hanno sentito parlare? Quanti oggi ne hanno ascoltato le canzoni?
Pochi, troppo pochi. Il cognome ci rivela la sua terra, Livorno. La sua terra ci rivela la sua indole: anarchico e comunista, bevitore incallito, girovago e bestemmiatore.

Piero era un poeta, un poeta popolare che senza richiami letterari, biblici, colti, senza circondarsi di quell'aura da intellettuale (comune a tanti cantautori), scriveva versi che rapiscono per la loro inusuale bellezza e intensità.

Girovago si diceva: i suoi amici raccontano di averlo un giorno trovato ubriaco a stoccolma, altri ricevevavo sue cartoline dalla spagna, irlanda, tokyo. Il suo soggiorno più lungo è nella capitale francese dove si fa notare cantando nei night e dove stringe amicizia con Celine: ascoltando appunto la canzone che dà il titolo all'album pare di leggere alcune pagine di viaggio al termine della notte.

Il disco è un succedersi di capolavori di poesia, arrangiamento e voce. La voce di piero è unica, profonda come poche, triste ma non patetica, vibrante per intensità.
"Andare Camminare Lavorare", la prima traccia è un'invettiva alla celine, piena di rabbia sarcastica, e ci rivela il suo spirito anarchico. L'amore è tutto qui è una canzone d'amore tanto diversa dagli stereotipi da riuscire incompresa al pubblico del disco per l'estate dove si piazza ultima.
"40 soldati 40 sorelle" è un'ode all'amore e al caso, mentre "ha tutte le carte in regola" è il capolavoro del disco e dell'intera discografia: nessun commento, vi consiglio solo l'ascolto.

"Il giocatore" e "il vino" sono due canzoni "tipiche" di Piero Ciampi perchè parlano di due cose care a chi non riesce proprio a vivere sereno la propria vita: "Vita vita vita, Sera dopo sera, Fuggi fra le dita, Spera, Mira, spera." ("Mira è la piccola figlia"). "Cristo tra i chitarristi" è uno dei testi più poetici della canzone italiana, una (blasfema?) ripresa del calvario di cristo come simbolo dell'esistenza di ciascun'uomo.

"Te lo faccio vedere chi sono io" è un piccolo monologo tragicomico, un parlato ricco di ironia e drammaticità, un tentativo di fare la voce grossa con la moglie e con il mondo, per poi uscirne (negli ultimi versi  bastonato, con la coda tra le gambe. "in un palazzo di giustizia" è il malinconico resoconto di una giornata in tribunale, dove si dibatte per un divorzio, inevitabile e sofferto.

E infine "il merlo" divertente presa in giro del mercato editoriale: l'autore chiede al merlo del vicino di cantargli "qualcosa da portare all'editore perchè sono senza una lira", e il merlo lo accontenta. Piccola curiosità il merlo in questione apparteneva ad alberto moravia, dirimpettaio di piero a roma, che venne strozzato dallo stesso Moravia in un accesso d'ira.

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