‘Il sigillo del serpente piumato’ è il romanzo vincitore del premio Urania 2016. L’autore è il palermitano Piero Schiavo Campo (già vincitore del premio nel 2013), astrofisico, docente di Teoria e tecniche dei nuovi media all’Università di Milano Bicocca.
Piero è sicuramente per quanto mi riguarda uno dei migliori autori di fantascienza italiani. Uno scrittore capace e dalla scrittura scorrevole e dotato di grande inventiva ma anche buone conoscenze tecniche e in particolare nel campo dell’astrofisica e che sono sicuramente qualche cosa che gli è anche funzionale per dipanare il piano narrativo secondo gli schemi che si propone e suggerendo la proposizione di teorie e in particolare nel campo dello spazio-tempo che siano quantomeno verosimili.
‘Il sigillo del serpente piumato’ costituisce tuttavia un’opera molto particolare e carica di contenuti che impediscono di ascrivere il romanzo a un solo ‘sottogenere’ fantascientifico. Riprendendo inizialmente infatti una certa tradizione di romanzi ‘fanta-cavallereschi’ del genere di alcune delle produzioni di autori letterari come ad esempio Robert Sheckley o il solito immaginifico Jack Vance, la storia comincia effettivamente raccontandoci le imprese di Ivan Korvich aka Johnny Cowson che dalla Terra si sposterà in giro per la galassia deciso a conquistare a tutti i costi il cuore della cantante Jane Ross, che una sera vede partecipare a uno spettacolo trasmesso dalla tv oleografica.
Mosso da questo ardore Cowson compirà diversi atti eroici meritandosi alla fine le attenzioni e l’amore di Jane. I due intrattengono così una relazione e vanno ad abitare assieme sul pianeta Parvati, dove lei continua la sua attività di cantante e lui trova lavoro come addestratore di pitecantropi, una specie orangoide che viene addestrata per svolgere compiti di sicurezza e di polizia su diversi pianeti. A questo punto tutto sembra filare liscio tra la coppia finché un giorno, rientrato a casa, Johnny non trova Jane, che gli ha lasciato un biglietto nel quale con poche righe gli comunica che è dovuta andare via e gli chiede di non cercarla.
Chiaramente questo non distoglierà un cuore ardente come quello di Johnny dalle sue passioni impetuose e questi si metterà immediatamente in viaggio per la galassia alla sua ricerca, ma eventi imprevedibili (o forse già segnati da una volontà superiore) lo aspettano e richiedono il suo intervento diretto, prima che egli possa finalmente ricongiungersi con la donna che ama.
Raccontando una storia d’amore e in particolare le gesta eroiche dì Johnny Cowson, in maniera strumentale, Piero Schiavo Campo introduce all’interno della trama altri elementi di natura scientifica e fanta-scientifica e relativi il sistema complesso dei meta-mondi e principi di filosofia ripresi dal pensiero di Zarathustra e che sono fondamentali al fine di centrare alla perfezione i contenuti del romanzo, cui se vogliamo trovare un punto debole questo sta forse in una certa rapidità con cui si arriva alla conclusione dei fatti nella parte finale, una parte che meritava secondo me di essere maggiormente argomentata con quella ricchezza narrativa che peraltro l'autore dimostra nel resto dei contenuti dell'opera. Così come lo stesso titolo, per quanto evocativo e capace di rinviare immediatamente a quel genere fanta-cavalleresco cui abbiamo accennato, avrebbe meritato nella specie una argomentazione maggiormente dettagliata.
Che cosa dire. Per quanto mi riguarda il giudizio è comunque molto positivo e sento che valga la pena di perdonare quelle che possono essere state tanto mancanze quanto dolorosi tagli oppure scelte volute a scopo narrativo (ma per saperlo dovreste provare a leggerlo). Fatto sta che a quanto pare, pure a fronte di un pubblico di lettori che si ritiene sia assente o generalmente disinteressato, continua a fiorire una fantascienza Made in Italy che ci fa sinceramente molto piacere.
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