Cinque parti compongono questo lungo pezzo di Pierre Boulez, scritto nell'arco di sei anni (1957-62) per un organico di voce di soprano e ensemble strumentale. I testi cantati e il titolo della composizione sono di Mallarmé, il più astratto dei poeti simbolisti francesi, che ben si presta a essere messo in musica dal raziocinante Boulez. Anche in "Pli selon pli" riconosciamo subito le caratteristiche peculiari del compositore francese, in primo luogo l'estrema raffinatezza del suono e la capacità di fare di ogni brandello del materiale musicale qualcosa di necessario e insostituibile.
La prima e l'ultima parte ("Don" e "Tombeau") sono essenzialmente strumentali, il soprano vi interviene per citare due versi soltanto di Mallarmé. Nelle tre parti centrali invece la voce ha un ruolo preminente mentre la compagine strumentale è più ristretta: nonostante queste tre parti siano intitolate "Improvisation sur Mallarmé" (I, II e III), di improvvisato non c'è proprio nulla, c'è anzi il consueto, spasmodico controllo di Boulez su tutti i parametri del suono (altezze, durate, intensità, timbri) secondo i principi della tecnica seriale che egli utilizza.
Musica dunque di grande complessità (sia a livello di tecnica compositiva e strumentale, sia per l'impegno che richiede all'ascolto), ma resta il dogma tutto francese della gradevolezza del suono: un suono impreziosito dall'arpa o dalle campane tubolari, per esempio, o ancora da percussioni ad altezze determinate come xilofono e vibrafono, o dai timbri ricercati della chitarra classica e del mandolino.
Passaggi rarefatti si alternano, è vero, a secche esplosioni, soprattutto nelle due parti finali in cui si incontra una crescente densità rispetto a quanto accade in precedenza. Ma è ammirevole il controllo che Boulez sa imprimere a una tale giungla di suoni, la sua consapevolezza estrema della personalità timbrica non solo di ogni strumento ma, sembrerebbe, di ogni nota che proviene da quello strumento e che viene fatta assaporare con lucida voluttà. È un ascolto impegnativo, lo si diceva prima, quello che richiede l'ora di durata di questo pezzo: ma il tempo passa inaspettatamente in fretta.
In una poesia (non utilizzata in questa composizione), Mallarmé descrive la nebbia che si dissolve e lascia intravedere poco alla volta le pietre di Bruges: così in questo brano e nelle sue cinque parti viene svelato, piega dopo piega del tessuto musicale (pli selon pli), un ritratto in musica di Mallarmé. O meglio, un autoritratto di Boulez.
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