Nel caso di "Sur Incises", lungo pezzo di Pierre Boulez scritto tra 1996 e 1998, vedere quali sono gli strumenti impiegati, quanti sono, e come sono disposti è importante almeno quanto ascoltare. In organico 3 pianoforti (a sinistra, centro, destra del direttore) con le casse armoniche puntate verso il pubblico; accanto a essi, 3 arpe; e dietro, un po' distanziati, 3 percussionisti che suonano strumenti ad altezze determinate (soprattutto vibrafono e marimba, ma anche campane tubolari, timpani e steel drums).

In tutto nove musicisti: nemmeno troppi a ben vedere, se non per il fatto che essi scatenano per 37 minuti un turbine sonoro così denso e articolato da tenere l'ascoltatore in apnea fino alla conclusione. Potenza di Boulez, uno che invecchiando migliora: come dimostra questo brano scritto quando il compositore francese aveva passato la settantina.

"Sur Incises" possiede appieno molte delle caratteristiche più tipiche di Boulez: la consuetudine alla trasformazione di un brano musicale in un altro (esso riprende ed espande "Incises", un breve pezzo per pianoforte solo del 1994); l'originalità nel trattamento dei suoni, che qui migrano da un gruppo strumentale all'altro in soluzioni sempre estremamente vivide e fantasiose; la capacità di ricavare un suono ricchissimo nel colore e nell'amalgama da strumenti acustici tradizionali (pianoforti e arpe, in questo caso; meno scontate le percussioni, tanto che addirittura c'è chi ha scambiato le sonorità inconsuete degli steel drums con l'uso dell'elettronica).

Ma non finisce qui, visto che il cd presenta altri due brani, molto particolari anch'essi quanto a organico: "Messagesquisse" del 1976-77 per violoncello solo e un gruppo di sei violoncelli (durata 8 minuti) e "Anthèmes 2" del 1997 per violino ed elettronica (20 minuti). Avrete già capito che, nel primo caso, la presenza di sei violoncelli contrapposti a un solista serve a replicare e polverizzare il fraseggio di questi, in modo che il suono viene scomposto e analizzato come in un prisma. Nel secondo caso, il violino viene trasfigurato dall'impiego di risorse elettroniche che, oltre a spazializzare il suono, mettono in evidenza, ingigantendole, alcune possibilità espressive dello strumento come armonici, glissandi, pizzicati, e così via.

Ennesimo colpo da maestro per il francese, che con questa riscrittura ("Anthèmes 2" deriva dal più breve "Anthèmes" per violino solo del 1991) dimostra ancora una volta che la buona musica nasce in primo luogo dall'essere molto esigenti con se stessi.

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