La sera del 17 maggio 1890 al Teatro Costanzi di Roma venne messa in scena la prima assoluta di un melodramma in un atto unico scritto da uno sconosciuto musicista livornese: Pietro Mascagni da Cerignola. Nonostante le perplessità iniziali, quella serata fu solo la prima di una lunga serie di trionfi di pubblico e critica.
O Lola ch'ai di latti la cammisa
Si bianca e russa comu la cirasa,
Quannu t'affacci fai la vucca a risa,
Biato cui ti dà lu primu vasu!
Ntra la porta tua lu sangu è sparsu,
E nun me mporta si ce muoru accisu...
E s'iddu muoru e vaju mparadisu
Si nun ce truovo a ttia, mancu ce trasu.
Personalmente credo che l'opera lirica sia quell'espressione artistica che, assieme al cinema, maggiormente si possa avvicinare all'idea di arte suprema (in potenza). Un viaggio nella grande musica ma anche nel colore, nel movimento, nella letteratura. Come un punto di incontro potenziato tra, per dirla con Tatarkiewicz, le "belle arti", quelle che si rivolgono direttamente ai sensi del fruitore, e la "poesia" e i suoi segni puramente intelligibili. Ebbene, Cavalleria Rusticana è tutto questo. Basata su un dramma del grande romanziere italiano Giovanni Verga, unisce al dato sensibile, alla sua grande musica e atmosfera, una vicenda toccante ed emozionante, che, a fianco di una forte commozione, ci trasporta in un turbinio di emozioni. Non semplicemente sdegno per l'adulterio di Turiddu o per la violenza (presente allo stato latente e poi esplosa alla fine) nell'assassinio di Turiddu stesso: bensì pietà per l'umanità del suo errore, paura per l'epilogo tragico, che sembra segnato fin dall'inizio. Perchè tutti ci saremmo potuti trovare al suo posto. Dal suo iniziale canto d'amore a Lola all'estremo saluto alla madre è tutto un intreccio di emozioni che ci immedesimano e ci fanno confrontare con la sua vicenda. E ancora: ammirazione per l'orgoglio dei personaggi tutti:
Il cavallo scalpita,
I sonagli squillano,
Schiocca la frusta. E va!
Soffi il vento gelido,
Cada l'acqua o nevichi,
A me che cosa fa?
M'aspetta a casa Lola
Che m'ama e mi consola,
Ch'è tutta fedeltà.
Il cavallo scalpiti,
I sonagli squillino,
E Pasqua, ed io son qua!
Naturalmente non sto dicendo niente di nuovo. Già Aristotele nella sua "Poetica" aveva esposto i medesimi concetti: il dramma, oltre ad avere una funzione "catartica" sui nostri sentimenti, ha anche il merito di spingerci a porci questioni prettamente filosofiche (etiche in particolar modo, ma non esclusivamente) e così fortemente accade anche in questo incredibile capolavoro.
Cavalleria Rusticana è impostata su quelli che sono i motivi dell'amore, della gelosia e dell'onore. Turiddu riesce a riannodare la sua relazione con Lola (sposata con Alfio) facendola ingelosire corteggiando Santuzza. Questa però scopre tutto e lo rivela ad Alfio.
La vicenda si risolverà con un rusticano duello.
Compar Alfio!
Lo so che il torto è mio:
E ve lo giuro
Nel nome di Dio
Che al par d'un cane
Mi farei sgozzar,
Ma... s'io non vivo...
(è questo il momento a mio avviso più bello dell'opera: Turiddu, nonostante la vendetta di Santuzza, ricorda il torto che lei ha subito per causa sua. E dice: non posso più morire. Non posso lasciarla sola. Ora è lei la mia unica ragion di vita.)
Resta abbandonata...
Resta abbandonata...
Povera Santa!...
Lei che mi s'è data...
Resta abbandonata...
Lei che mi s'è data...
Povera Santa!...
E infine l'estremo saluto alla madre.
Ma prima voglio
Che mi benedite
Come quel giorno
Che partii soldato.
E poi... mamma... sentite...
S'io... non tornassi...
Voi dovrete fare
Da madre a Santa,
Ch'io le avea giurato
Di condurla all'altare...
Impossibile non provare una viva commozione e trattenere le lacrime. L'arte a questi livelli è sempre croce e delizia insieme per il nostro povero cuore.
Inutile dire qualcosa di questa versione dell'opera, datata 1968 ma, nonostante ciò, pregna di una freschezza unica. Il nome "Karajan" dice già tutto. L'esecuzione è magistrale sotto ogni punto di vista e anche gli intermezzi sinfonici splendono in tutta la loro incalcolabile bellezza.
Da vivere.
Per me pregate Iddio!
Per me pregate Iddio!
Un bacio, mamma...
Un altro bacio...
Un altro bacio..
addio!
S'io... non tornassi...
fate da madre a Santa...
Un bacio...
Mamma...
addio!....
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