E' giunto il momento di recensire uno dei capolavori assoluti del folk jazz brutal death Metal, certo, direte, non è un compito facile, ma mi assumo la responsabilità in caso di un eventuale denuncia da parte di John Coltrein e Stefano di Battistino. Abbiamo davanti "IL RITORNO" dei nostri amati Pigsty, ci ritroviamo dentro a un fottuto porcile... i porci sono intorno a noi... non bisogna fare chissà quali sforzi per capire che siamo, (chi più chi meno) dei PORCI SENZA RITEGNO !!! qualcosa da obbiettare?

Il 2002 per il brutal jazz e il progressive Grind non è un bel periodo, le recenti collaborazioni di Bormann con"Mastro-Bassista" dei "Guitar-Prodeath" avevano lasciato un ondata di dubbi, soprattutto per le sonorita Ultra-super-fantastiche nuove, e tipiche del periodo post-martellus massacrated, introdotte dal famosissimo, ormai celebre "Voce-diMorto-Death", conosciuto per la sua capacità diaframmatica in grado di squagliare, con il suo urlo cavernicolo, tutti i PORCI attorno a se, compresi quelli incapacitati di esserlo. Inutile parlare della sua carriera, costellata da un infinità di concerti lobotomici insieme ai Rotten Interior.

Qunidi, per sintetizzare, non è stato un periodo facile per tutti i gruppi nati sotto l'ombra di queste fantastiche icone del Brutal Jazz, ma i Pigsty non si arrendono.

I Pigsty ci introducono in un mondo assai inquietante, come ho descritto nelle recensioni precedenti, troppo volte, nell'ambito musicale Metal, sono presenti critiche senza alcun fondamento, sulla profondità dei testi, e la bravura (molte volte assai invidiata dai gruppi "garage" e "indie-rock") troppo superiore a livello artistico, tecnico e compositivo. Quei tipi che non mi ricordo come si chiamano (degli Oasis) continuano a scopiazzare le gesta inarrivabili di Chuck Shuldiner e Dimebag Darrel, con scarsissimi risultati. Il Metal non è un gioco ragazzi...

Parte la prima traccia, poi la seconda, la terza e la quarta... e ti rendi conto che tutte quelle volte che ti alzavi alle 3 del mattino con una voglia matta di prendere un martello e suonarlo sulle pietre monolitiche sul tuo balcone non è stato così inutile come ti dicevano i vicini. L'ansia non viene affrontata dai maiali, ma noi la affrontiamo, ne parliamo, e la convertiamo in opere d'arte metalliche...

Siamo tutti dei "LADRI DI GANJA"... vogliamo tutti un bel "BLOW JOB" e abbiamo visto tutti, nostra zia, lavorare con una "SEWING MACHINE"... per non parlare delle tracce preferite da Sid Barret "madmower", poi "Tre piccoli porcellin" tratto da una storia vera nel Michigan, poi la mia preferita: "FAGET JOHN" con influenze molto evidenti jazz, ispirate alle strilla soavi di John Coltrein, a parer mio la migliore di questo album, da ascoltare in tutte le grotte.

Credo di essere stato esaustivo nella descrizione di un capolavoro assoluto degl grind-jazz-progressive... se poi, qualcuno ha qualcosa da dire, possiamo discuterne tranquillamente dimostrando di essere, non in un porcile, (il vostro computer) ma nella vita reale dove gli emisferi del nostro FuckingBrain si danno un reciproco aiuto in nome del buon senso...

Un grugnito affettuoso... 

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