PREMESSA: Questa recensione non aggiunge nulla di nuovo a quanto scritto (su debaser.it come altrove) riguardo il secondo album dei Public Image Ltd. Non mi interessa scoprire nuovi anfratti inesplorati all'interno del disco né ho voglia di perdere tempo in inutili disquisizioni da collezionista. Tutto quello che scriverò sarà sentito e viscerale.

La schifosa terra albionica funestata dal tatcherismo. Zero tutele sociali, mille ansie generazionali, troppo grigiore metropolitano e il "No Future" che prende forma concreta.

"Lui" (che non è il Duce) è sempre stato in grado di mettere in note e parole questo incubo. Con quel ghigno bastardello, con quel fisico minuto e con quella voce infantile. Lui è sempre stato un passo avanti agli altri.

Lui ride, scherza, sputacchia, insulta, riflette e poi emette lamenti. Lui è sempre stato un narratore disincantato e cinico. Un Carmelo Bene dell'era new wave o un Emil Cioran con tanto di microfono. Paragoni improponibili, come mio solito, ma l'iperbole spesso è l'espressione più diretta.

Dopo le mazzate contenute nel debutto... un nuovo e inaspettato parto!

Lo scazzo rabbioso punk style, un pizzico di minimalismo alla Neu! (alla faccia di chi l'ha sempre dipinto come il burattino ignorante di McLaren!), un tocco di Dub e una montagna di inquietudine, si sommano alla perfezione. Perfezione straziante.

Musica? Sì! Ma anche uno scossone anfetaminico e, allo stesso tempo morfinico, dato in regalo agli ascoltatori.

Suona noioso e monotono? Ma fanculizzatevi! Suona figo e innovativo? Che scoperta!

Un disco e non un monumento. Un disco che descrive, con parole e note fluide, ciò che si viveva in quei tristi tempi. Tempi che, per nostra immensa sfortuna, stanno ritornando.

Un Lydon sui generis o forse un Lydon personalissimo e ordinario. Un Lydon, in definitiva, INDIMENTICABILE.

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