La risposta alla crisi musicale che persiste da 8 anni buoni, che ha causato semplicemente mancanza totale di idee nuove, tocchi di genialità, ribellione, significati nelle canzoni, e pura semplicità, arriva direttamente da questo duo di giovani artisti di vent'anni.
Per scelta propria i due, hanno deciso fin da subito, di rimanere completamente ignoti, senza mai rilasciare interviste, senza mai girare video e addirittura nascondendo i propri nomi, abbreviandoli semplicemente con un numero di cinque cifre numeriche, appunto prendendo spunto dal codice del circuito bancomat internazionale.
I rari concerti tenuti (senza mai annunciare le location degli show) sono sempre stati accolti con un'attesa si può dire febbrile, richiamando già alla memoria, concerti in stile anni '70. Un genere di musica non per la massa, qualcosa da proteggere, e che loro stessi vogliono proteggere dagli occhi avidi della gente mediocre incapace di ascoltare, e di capire la musica.
Con "Black" ci propongono canzoni quasi del tutto strumentali, e altre con brani cantati, attingendo a piene mani a generi come punk, jazz e ambient-elettronica. Canzoni come "Veleno" sanno catturare ed emozionare subito al primo ascolto, grazie all'atmosfera, pesante cupa e profonda che riesce a ricreare. Basta ascoltare "36+36 72", ottimo lavoro in cui il sax (36)e la fisarmonica (36) si intrecciano per dare vita a "72" (ovvero l'unione del sax, fisarmonica e batteria) richiamando al corteggiamento amoroso. Tra le altre da citare, "Slave" e "Dai Die", dove colpiscono per le loro doti di campionamento e rielaborazione musicale.
Il fatto che qualcosa si sta muovendo, e che per ora son ancora un gruppo di nicchia, rende questo cd una perla rara. Ora solo il tempo ci potrà dire come andranno le cose.
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