Cosa sarebbe successo se Johnny Marr genio dell'arpeggio in pensione dagli Smiths, anzichè con i Modest Mouse, avesse messo su casa con i Don Caballero? Non oso pensarlo ma giurerei che almeno per un momento i Pinback avrebbero rabbrividito, sentendosi vacillare sotto il sedere il trono di incontrastati re del pop matematico. Da anni ormai propongono la stessa formula: prima come Three Mile Pilot ora come Pinback, Rob Crow e Zach Smith giocano da sempre con la musica rock riuscendo sempre ad ottenere risultati eccellenti. Sentite l'ultimo disco "Autumn Of The Seraphs", la prima canzone "From Nothing To Nowhere" è incredibile per come utilizza diverse scale armoniche, cambiandone repentinamente il ritmo e sbilanciando continuamente l'ascoltatore. Quel che ne esce non è però sterile esercizio matematico come si potrebbe ritenere, tuttaltro! Pura melodia da godersi immediatamente. Il disco in recensione è del 2004, uscito per la Touch & Go, ma non cambia di una virgola l'impressione che mi ero fatto ascoltando l'ultimo pubblicato tre anni dopo.
Definire esattamente i Pinback non è semplice. Post-rock progressivo? Indie-pop matematico? Non lo so. So solo che se cercate un gruppo che renda fruibile lo spesse volte indigesto post-rock con melodiosi innesti pop, avete trovato pane per i vostri denti. Loro non sono propriamente un gruppo rock tradizionale ma li definirei piuttosto degli sperimentatori che utilizzano il "già sentito" per immaginarsi nuovi orizzonti sonori, spesso più luminosi di quelli che hanno trovato. Un pò quello che hanno fatto di recente i Caribou di "Andorra" con la musica psichedelica inglese.
Nonostante il sito del gruppo riporti che "Summer in Abaddon" riveli i suoi tesori solo dopo ripetuti ascolti, io scrivo questa pagina dopo solo tre passaggi del disco nel lettore. Stupefacenti! Riescono ad amalgamare in un unico blocco progressioni di matrice post-rock e scientifiche scale chitarristiche , con sinuosi e complicatissimi arrangiamenti pop melodici che farebbero impallidire l'Electric Light Orchestra! La principale cifra stilistica dei nostri è rappresentate dalle linee di chitarra sempre incisive, potenti e maledettamente accattivanti e la sinuosa, melodiosa voce di matrice quasi emo. "Senders" con i suoi intricati arpeggi, l'intrigante "Fortress" dall'andamento quadrato che poi sfocia in una solida architettura armonica dalle mille sfaccettature, la notturna "Soaked" impreziosita da gocce di elettronica e da progressioni chitarristiche da pelle d'oca, la tortoisiana "AFK" sono solo quattro esempi. L'album è da ascoltare in blocco, anche più volte di seguito.
E poi lo chiamano indie-rock!
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