“Uno, Bue, Re, Gatto”!

Così staccavano il tempo in “Bagatelle”, estratto dal primo album (“Il Re è Nudo” del 2014) e così comincio io la mia recensione sul terzo album dei “Pinguini Tattici Nucleari”, band lombarda, bergamasca per la precisione, nata nel 2010 e composta da Riccardo Zanotti (voce, chitarra), Nicola Buttafuoco (chitarra), Lorenzo Pasini (chitarra), Simone Pagani (basso), Matteo Locati (batteria), Elio Biffi (tastiere, fisarmonica) e Marco Ravelli alla produzione.

Il nome del gruppo traduce il nome della birra “Tactical Nuclear Penguin”, birra scozzese che ha il 32% di alcool e ha il primato della birra “più forte” al mondo.

Gruppo demenziale? Parzialmente sì.

Gruppo rock? Abbastanza.

Gruppo pop? Si, dai.

Gruppo prog? In questo “Gioventù Brucata”, anche!

I PNT, a mio avviso, sono una delle più belle realtà del panorama italiano. Eccellono per testi brillanti, in termini di metrica, riferimenti artistico-sociali, lessico, creatività e capacità di raccontare una storia, quando vogliono farlo, così come parlare del nulla, quando rimangono sul ridanciano, ma sempre con un gusto perfettamente funzionale ed integrato al contenitore musicale selezionato.

Nel momento in cui E.e.L.S.T. dicono basta con l’ultimo tour in questo 2018, chi è fan del gruppo di Stefano Belisari, chi li apprezza, chi marginalmente li conosce, chi non li detesta, ha l’obbligo, moralmente musicale, di ascoltare questo album e vedere “come va, come va? tutto ok, tutto ok!” con questi ragazzi qua (vi prego, che qualcuno colga questa citazione trash!).

Con questo terzo lavoro riassumono ed ampliano i concetti espressi nei primi due album, trovando la quadra perfetta con l’ironia, senza scadere in faciloneria, tra citazioni musicali ed una perfettamente misurata dimostrazione di capacità tecniche, vagamente sottointese e contenute nelle precedenti opere.

Premetto e mi addentro nella composizione.

Per lavoro ho a che fare giornalmente con ragazzi e ragazze, ho cominciato con i ragazzi dell’annata ’83, mentre ora ho a che fare con dei/delle 2006. Checché se ne voglia dire, sebbene si voglia spesso trovare il lato positivo nell’effimero e anche se la generalizzazione non deve essere tautologia, le cose sono cambiate, parecchio, sotto una moltitudine di riferimenti educativi e culturali. Mi prendo il rischio di confidarvi che, per mia esperienza, sotto il profilo umano e dei rapporti, sono cambiate decisamente in peggio.

La “Gioventù brucata” è manifesto generalista, esemplificativo e generazionale, “I vostri nonni gioventù bruciata / I vostri padri gioventù bucata e voi / Gioventù brucata”. Con un semplice gioco di parole si riesce a dare delle pecore modaiole a questa odierna discendenza di ovin… ehm di ragazzi e ragazze. Si fanno esempi (le domeniche all’ikea, il concetto dell’eterno sogno nel cassetto, l’ascoltare i Coldplay in associazione ad uno stato malinconico etc.) per identificare il brulicante gregge nel quale si inseriscono anche l’ex-amico e la compagna, traditori del protagonista: “Un tempo avevo un amico / E una donna per cui morire / Ora la gioventù brucata / Se li è presi nel suo ovile … / Ed ora conto su di loro la notte / Altrimenti non riesco a dormire”.

L’arpeggio di chitarra prende corpo con la voce di Zanotti in “Irene”, una ballata trascinante, apparentemente divertente, invece malinconica (“Il futuro che ti potevo dare l'ho / Barattato per i vinili che ho in soffitta / Te li regalerò quando avrai perso le speranze / E ti sentirai sconfitta”), cinicamente realista (“i cantautori dicono che l'importante / Non è quante volte cadi, ma se hai il coraggio di rialzarti / Ma dopo mille cadute roventi / Non ci resta che imparare a vivere come i serpenti”), a tratti cruda (“In questa notte di buio pesto, che forse era buio pomodoro / Le mie mani Brigate Rosse accarezzano te che sei Aldo Moro”), che si prende un po’ in giro stemperandosi in un finale pacchianamente blues-style, a cappella.

Nella prima strofa viene espressa una dichiarazione d’amore che UN musicista potrebbe fare ad UNA musicista sancendo il loro amore per il resto della vita, ovvero “Tu eri per me la terza dell’accordo / La nota più importante che decideva la sorte / Delle mie giornate vuote”. Questa è “Tetris”, una canzone d’amore, sicuramente popular, che riesce ad incastrare nella stessa strofa la nerd e geniale frase “Tu eri per me la consapevolezza / Che con l’aiuto del tempo, anche un Magikarp è in grado / di diventare Gyarados” e non scontati riferimenti letterari come “Tu eri per me l’assenza per Bresson / La corrida per Hemingway / La rivoluzione per Danton / Il fischio del treno per Belluca”.

Cambiamo pagina con un lampante momento fusion nella conclusiva “Concorso musicale”, struttura doo-wop/swing, citazioni di bossa nova e drone (!!!) e gli interventi brevi, ma ficcanti di Lorenzo Pasini alla chitarra elettrica per concludere l’opera, ma con “79” (la storia di un’esame di maturità in chiave raggae-pop), “Pula” (da considerarsi assolutamente un brano prog rock con una voce narrante) e la schizzatissima “Gigi cinque ottavi”, c’erano già stati spunti di genere, assolutamente interessanti.

Con “Gigi cinque ottavi” (vaghi riferimenti a “Jimmy il pedofilo” e “Cateto”) e “Ninnananna per genitori disattenti”, ovvero un minuto e mezzo di nenia (con critica ai genitori dei nostri tempi), una citazione chitarristica a Battiato (“Voglio vederti danzare”), un’amabile dissertazione esplicita su figa e sesso in quantità, per chiudere con versi adolescenziali e la intro scazzata di “Smoke on the Water”, puoi intravedere tre tratti distintivi di quelli che furono gli Elii pre-“Arrivedorci”, ovvero un’abilità musicale certificata, fantasia e capacità di narrare con il “vietato prendersi sul serio” come diktat.

Nel complesso le tracce dell’album sono 12 con “Montanelli (Intro)”, “Sciare”, divertente primo singolo estratto, “L’uomo che inventò il fuoco” e l’intermezzo “Senti che cantare questi!”, per poco più di 50’ di musica.

Michael Burry ha rivelato la bolla finanziaria prendendosi la briga di rischiare, scommettendo contro i mutui subprime e guadagnando per sé stesso e le sue prossime dieci generazioni, Alessandro Magno si è rivelato un genio militare rischiando i suoi uomini e la propria vita, vincendo la battaglia di Gaugamela grazie all’imbattibile falange armata di sarisse, Isaiah Austin ha preso il rischio di giocare la march madness nonostante la sindrome di Marfan per portare Baylor alle fasi finali, riuscendoci, ma dovendo abbandonare la carriera prima di entrare in NBA.

Il mio rischio è infinitamente più contenuto ed è quello di presentarvi questi ragazzi con cinque stellette, mentre i PTN, tramite Musicraiser, hanno chiesto ai propri fan/ascoltatori di azzardare e contribuire nella realizzazione di questo album e a mio avviso il rischio è stato perfettamente ammortizzato!

"Pronto, signor Mike, buongiorno!"

“Buongiorno Lucia, come va?"

“Abbastanza bene”

“Suo marito sta bene?”

“No, grazie al cielo, mio marito non c’è più, è andato in paradiso”

“Ahhh e sta meglio di noi, quindi sta bene, ho detto bene"

"Eh, purtroppo sì"

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