Una miniera di emozioni, inesauribile. Ad ogni ascolto, nuove pepite che ci brillano fra le mani, e la conferma di aver fatto bene a fidarci di questo loro lavoro, un po' in ombra rispetto ai loro classici più noti.
Siamo tra "Wish you were here" e "The Wall", e si vede.
L'attenzione di Waters, che in precedenza aveva prediletto tematiche più intimiste, più poetiche, più liricamente trasfigurate, inizia ora una catabasi analitica verso gli aspetti più propriamente umani e terribilmente concreti dell'individuo, lasciandosi catturare dal sociale, dalla perversione capitalista e dal suo intrinseco ritorno ad una paleolitica concezione del più forte, coadiuvata ora dall'indifferenza e dall'ignavia dei più. Il suo estro visionario lo porta a riversare nelle musiche e nei testi la depravazione e il degrado di questo sistema, e a farlo con la finezza che contraddistingue il suo songwriting. nei testi infatti hanno voce tutti gli elementi-tipo di questa nuova società in cui i ruoli sono pochi e ben definiti: Cani, porci o pecore. Immediato il richiamo all'allegoria orwelliana. Ed infatti anche qui i porci sono sfruttatori cinici ed infelici, ma fieri e gelosi dei propri averi, le pecore sono le masse ignare ed ingenue che vengono guidate dai cani al mattatoio. A questi ultimi spetta il ruolo più crudele e perverso, quello di chi è profondamente sdegnato della realtà mondana e, nel suo odio per se stesso, pur se ne lascia permeare assecondandone in pieno la logica. Ora questa sottospecie di ecosistema disumano è completo ed è irreversibilmente avviato verso l'autodistruzione.
E' questo il modo di Waters di trattare argomenti concreti; la sua personalità gli impone un'interpretazione quasi onirica, iperbolica e pungente di quanto lo circonda, ed è proprio questo l'elemento di maggior fascino della sua scrittura, interpretata con magistrale originalità da Gilmour.
L'album mantiene una certa coerenza, anche se il livello d'intensità non rimane costante per tutti i 41 minuti del cd. Chiaro esempio ne sono le due "Pigs on the wings", che, con un tono che al primo ascolto può sembrare leggero, ironico, irriverente, contraddittorio, quasi fuori luogo, introducono e concludono l'album con la medesima melodia (sia della musica che della voce), come a sottolineare l'indifferenza di coloro che, pur vivendo questo mondo, preferiscono il vuoro e l'anonimato, atterriti dalle minacce del mondo, ormai in mano ai padroni.
Ovattate in questo senso dall'ignavia dei timorati stanno le tre vere tracce del disco.
Dogs: un accompagnamento leggermente dissonante di chitarra acustica subito raggiunto e supportato dai tappeti e dagli assoli di wright, la batteria di Mason a sostenere la mole del testo e le fatiche canore di David, che si lancia, tra una strofa e l'altra, in assoli di chitarra violenti, distortissimi ma non invadenti, innoqui, come chi, pur disperato, riesce a ledere solo se stesso.
Pigs: brano dal ritmo sostenuto, quasi giocoso, per un testo cantato in maniera beffarda, tanto da lasciare libera l'ipotesi (anche per la sua frammentarietà e musicalità) di un'intenzione non-sense del songwriting.
Sheep: intro di piano elettrico incalzato da un basso che, insieme alla batteria, formerà una sezione ritmica ossessiva e martellante. Atmosfera adatta al macello di cui si parla; e proprio alle aberrazioni disumane della mente umana sembrano rimandare il falsetto e il synth quando si compenetrano confondendosi l'uno nell'altro, quasi offrendoci uno spunto per inquietanti suggestioni di ibridi uomo-macchina.
Il tutto si chiude, come dicevo, con "Pigs on the wings pt.2", in cui i porci sono ben rincuorati e fieri di essere scampati al suicidio e di aver trovato il loro ultimo giaciglio, in conformità con la loro assurda logica di remissione secondo la quale ogni cosa vale la pena di esser fatta, purché ne consegua una salvifica fuga dalla libertà.
...come poi i quattro siano riusciti a racchiudere tutto quest'ingombrante materiale in un cd così godibile, sublime a tratti e persino "energetico" in altri, non è dato sapere. Ma a noi basta intuire che questa facolta è racchiusa nella poliedricità espressiva propria solo del mondo dell'ARTE...
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