I Pink Floyd sono una di quelle poche band che tenta di dipingere sempre delle tele musicali diverse dalle precedenti.
Cosi avviene per il pomposo Atom Heart Mother del 1970 che fa seguito alla colonna sonora More e al doppio Ummagumma. Dopo la dipartita di Syd Barrett i Floyd erano alla ricerca di una nuova strada che non poteva essere quella della canzone formato pop-psichedelico tentata con i singoli a firma Wright del '68. La via giusta era quella della sperimentazione sonora capitanata (ma solo in parte!) da Gilmour e dalla poetica concettualoide della mente di Waters. Se pur lontani dalla cristallina e perfetta struttura di Dark side of the Moon e dai concept album di fine decennio, i Pink Floyd riescono a realizzare un'opera degna del loro nome.
L'approcio creativo dei Floyd in quegli anni era basato sulle improvisazioni in studio di registrazione e dagli estenuanti tour dove gli embrioni dei loro brani andavano prendendo forma e consistenza, per approdare -nuovamente- in studio di registrazione ed essere catturati su nastro. Atom Heart Mother è nato cosi... almeno in parte. Effetivamente l'LP è suddiviso - perlomeno per chi lo ascolta - in due sezioni: la prima occupata interamente dalla lunga ed omonima suite, la seconda contenente invece dei gradevoli (ma nulla di piu') brani acustici dal formato sonoro più convenzionale e -quasi come traccia nascosta- uno scherzoso collage sonoro di una tipica colazione all'inglese.
Quel che preme analizzare è la suite del primo lato, strutturata in diverse sezioni (tra di loro collegate) ovvero:
- a. Father's Shout
- b. Breast Milky
- c. Mother Fore
- d. Funky Dung
- e. Mind Your Throats Please
- f. Remergence
Inizialmente composta dai soli Pink Floyd (che registrarono l'intera base con chitarra, basso, organo e batteria) la suite si evolse con la stesura delle partiture dell'orchestra e la produzione generale da parte di Geesin. La suite - dal sapore vagamente cinematografico in alcuni tratti - decolla sulle mastodontiche note del motivo simil western di Gilmour (a Morricone non sarà dispiaciuto l'ascolto) per poi lasciare il passo alle sincopate note di controcanto dei fiati arrangiati -come anticipato - dal bravissimo Geesin che ebbe non pochi problemi nella stesura delle partiture in quanto i Floyd (ed in particolar modo il batterista Mason) avevano l'attitudine di suonare leggermente in ritardo sul battere e quindi, per non registrare nuovamente la base, fu fatto in modo che il tutto suonasse compatto nonostante i musicisti d'orchestra di serie B forniti dalla Emi. Si procede all'ascolto del brano passando all'interno di un duetto tra piano elettrico e basso ( con l'aggiunta di una viola) da brividi - forse uno dei momenti migliori dell'intera carriera della band - per attraccare lungo un crescente dialogo sonoro tra cori e organo di Wright ed infine approdare su un tappeto sonoro fatto di collage di nastri che molto rimanda alla Revolution 9 di Lennon contenuta nel White album del 1968.
Scesi da questa avvolgente creatura sonora, capace di comporre epiche visioni nella mente umana (non caleidoscopiche in quanto il tutto è molto strutturato e lascia poco spazio alle informalità da space band dei primi due album), i Floyd ci cullano con tre brani dal sapore pìù umano e realizzati per lo più con l'ausilio di strumentazioni acustiche.
Waters, con la sola chitarra acustica, porta a spasso i suoi difetti su una deliziosa melodia sussurata al microfono ovvero "If". Wright, sulla falsa riga di "Remember day", ci delizia con il suo pianoforte e con le sue avventure sessuali in "Summer'68". Gilmour, quasi timido, compone un bucolico brano da ascoltare assopiti in un bosco vicino a qualche torrente... si tratta di brani che se pur non eccelsi aprono la strada a quelle linee melodiche che, dopo un ulteriore elaborazione in Meddle e in Obscured by Clouds, porteranno alla realizzazione di Dark Side of The Moon nel '75.
Il disco si chiude con una bizzara e scherzosa avventura sonora fatta di uova fritte (nel vero senso della parola) e stacchi strumentali di fiati e chiatarra, ovvero la colazione inglese vista con gli occhi, un po' rossi, dei Pink Floyd.....
In definitiva un buon Lp, non il migliore della storia del Rock (di qualche mese prima il migliore In the Court of Crimson King di Fripp e company) e nemmeno dei Pink Floyd in quanto trattasi di un laboratorio musicale che si concludera' solamente con l'uscita della trilogia Floydiana di Dark side of the Moon, Shine on You crazy Diamond e Animals.
Un disco che non puo' mancare nella cantina musicale degli appasionati di AOR....
P.S. Da ascoltare in cuffia!!
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