Non c'è molta stima per i Pink Floyd post-Waters... o perlomeno non c'è molta stima da parte dei critici... non c'è molta stima da parte dei puristi... e non c'è molta stima da parte dei fan Floydiani della prima ora, i Barrettiani o Watersiani di ferro... ebbene secondo me per comprendere e apprezzare questo album bisogna mettere da parte i pregiudizi... dimenticarsi di quella volta in cui si è letto che David Gilmour non sa scrivere i testi... e di quella in cui si è sentito che David non è un grande chitarrista perchè "è lento"... o di quell'altra in cui è giunta voce che Nick Mason e Rick Wright sono solo due approfittatori fortunati che sfruttano il talento altrui... bisogna lasciar perdere tutto e ascoltare... è vero, in questo album non c'è Roger Waters, mancano il suo talento e la sua coerenza espressiva... manca la sua voce e manca anche il suo stile bassistico "grintoso"... però c'è molto altro... ci sono le atmosfere create dalla chitarra di David Gilmour, sempre maestoso sia quando imbraccia la Stratocaster, sia quando si concede alla chitarra acustica ("Lost For Words"), sia quando suona la slide (la strumentale "Maroneed" e "High Hopes", il nostalgico pezzo dedicato alla natia Cambridge che chiude splendidamente l'album), c'è la rinascita compositiva di Rick Wright (autore in passato tra le altre di "Us & Them" e "The Great Gig In The Sky") che, oltre a colorare tutto l'album con le sue proverbiali pennellate d'organo e di tastiera, firma in prima persona la introversa "Wearing The Inside Out"... ci sono più di sessanta minuti di musica suonati splendidamente, senza una nota fuori posto. Concludendo, "The Division Bell" forse non è un capolavoro, ma è un album tutt'altro che stanco o privo di spunti musicali... sicuramente degno di chiudere, con grande stile, una carriera magnifica come quella dei Floyd.

Carico i commenti...  con calma