Il requiem per il sogno post bellico di Roger Waters eseguito dai Pink Floyd mi fa tornare alla mente diversi ricordi. Quando lo comprai ignoravo molte cose su questo molto discusso album: non sapevo che fosse il primo disco solista di Roger Waters, che mancasse Wright e che vi fossero ormai una marea di contrasti all'interno della band. Ma non m'importava, e lo ascoltavo affascinato (ma un po' inquietato da quella scurissima copertina) sprofondando nella poltrona.
Crescendo (ma non molto) sono venuto a sapere molte cose, come, ad esempio, chi era Roger Waters e Rick Wright e David Gilmour, in cosa consistevano le dispute... Ma la mia affezione per questo disco rimase tale e ad oggi lo considero il miglior disco dei PInk Floyd.
Qui ogni cosa è al suo posto: i rumori isterici di sottofondo (in fase embrionale in "TheWall") prendono forma e senso. L'album tratta di molte cose, e qui ogni rimpianto, rancore e tristezza dell'autore viene sfogata: la disperazione per la morte del padre quando lui era poco più che un neonato, la rabbia verso i due stati contendenti l'attuale (all'epoca) guerra delle Falkland, il disgusto per i paranoici capi di governo, ma anche la speranza nata da un sogno di un vecchio artigliere. Il disco si apre con la gradevole "The Post War Dream", dove un malinconico ed arrabbiato Waters si chiede cosa avessero fatto per essere inglesi
. Il primo verso si apre con un verso che di diritto dovrebbe entrare negli annali della musica:
"Tell me true, Tell me why
Was Jesus crucified...
is it for this that daddy die"
Tutta la tristezza "sussurrata" viene spezzata poi da un moto di rabbia che spinge il giovane a urlare parole di rabbia e rancore verso colei che, secondo l'autore, ha distrutto "il sogno del dopoguerra", Maggie Tatcher, l'allora primo ministro inglese. Il tono cambia e la canzone seguente, "Your Possible Pasts", dal marchio dolce spezzettato da ritornelli ossessivi, parla semplicemente di quel sentimento cantato poco o niente dai Floyd, l' amore. Do you remember me, how we used to be?
Nel brano seguente torna una nostra vecchia conoscenza: l'insegnante scozzese che aveva ossessionato l'alunno PInk in "The Wall" qui ricompare e la sua figura, prima tanto terribile da essere considerata "un altro mattone nel muro", ne esce leggermente più pulita. Di lui si scopre che era un artigliere della seconda guerra mondiale che, tornato in patria alla fine della guerra, non aveva nulla da fare se non insegnare a giovani menti come "soffrire". Giovani menti su cui sfogare tutta la sua rabbia.
È ancora l'insegnante il protagonista del brano più bello del disco, "The Gunner's Dream", dove l'artigliere, tornato in patria sconfortato e distrutto dalle barbarie della guerra, ha un sogno, un sogno dove:
"maniacs don't blow holes in bandsmen by remote control
And everyone has recourse to the law / And no-one kills the children anymore"
Il brano si struttura su un delicato e tremante accordo in sol maggiore che introduce i versi di sublime bellezza e dall' armonia tanto delicata quanto complessa e articolata, con rime incastonate all' interno dei versi e assonanze originali e meravigliose. Dopo la strofa un lungo assolo di sassofono scoppia mentre l' autore urla di come, nonostante tutto, egli continua a sognare.
Con "Get Off Your Filthy Hands Of My Desert" si apre un' appendice "grottesca e satirica" al disco, continuata poi dal brano "The Fletcher Memorial Home". In questo breve brano un quartetto d' archi intona un movimento in sol maggiore su cui si staglia, nitida, la voce del vocalist, che canta di come la Tatcher abbia intrapreso una guerra (quella delle falkland) solo per riavere il patriottismo e l' orgoglio, qui rappresentato con l' immagine della bandiera.
Nella "Fletcher Memorial Home" sono ammessi solo i Re e i Tiranni incurabili. E' questo che immagina Waters: una casa di riposo per egemoni e dittatori, dove rinchiudere ( in un verso dalla palese mancanza di diplomazia) Nixon, Breznev, Haig e, naturlamente, la nostra Maggie.
Dopo la passerella dei casi disperati della politica, un affranto cantante si chiede come mai "Did they expect us to treat them with any respect"
per poi terminare, cinico e deciso, dicendo che, ora che i tiranni sono tutti riuniti, la soluzione finale potrà essere fatta".
L' atmosfera qui cambia e l' autore ricorda il giorno della morte del padre Eric Fletcher Waters nello sbarco degli alleati ad Anzio, nel '45, lo sconforto dei militari in quella fretta mattina. E fra essi v' era anche lui, quel neo-padre che ora riposa su una banchina nel "southampton dock".
Con la title track si raggiunge il finale del concept. "The Final Cut" è caratterizzata da un meschino cambiamento di tempo e tonalità da strofa e ritornello. In questa canzone ritorna l' insolito tema dell' amore, e termina con una dichiarazione terrificante, ove il protagonista, sull' orlo del suicidio, lascia cadere il coltello e canta, sconfortato, come "non ha mai avuto il coraggio di dare il taglio finale".
Il repentino cambiamento di genere ci porta ad un brano cattivissimo che altro scopo non ha se non esprimere la terribile volgarità del gergo militare, l' ignoranza in questo e l'ipocrisia dei "Rambo" in guerra. In sprazzi di calma torna il raccapricciante verso di "One Of The Few":
"Falli ridere/ falli piangere/ falli ballare nelle navate/
Falli pagare/ falli restare/ falli sentire in forma"
La canzone termina in un caos totale dove voci urlano sguaiatamente in tutte le lingue "dov'è il bar"
e un altro che, in tono da stadio, urla Go! Maggie
e un fanatico che ripete "martella, martella, martella". Qui vi è la fine.
L' ultimo brano del disco serve (come "Outside The Wall" nel disco precedente e come "Pigs On The Wing Part 2" in "Animals") ad addolcire i toni.Two Suns In The Sunset
riassume, in breve, tutte le varie tematiche dell' album, per poi concludere, sconsolato:
"My tears evaporate
Leaving only charcoal to defend
Finally i understand
The feelings of the few
Ashes and diamonds
Foe and friend
We were all equal in the end"
strofa che, direi, vale la pena di tradurre:
"Le mie lacrime evaporano
Lasciando solo carbone da difendere
Alla fine capisco
Ciò che pochi provano
Diamanti e ceneri
Amico e nemico
Siamo tutti uguali alla fine".
Per concludere, direi che comunque sia, da qualsiasi parte "floydiana" noi stiamo, in the bottom of our hearts We felt the final cut.
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