1985, primo ascolto di questo disco:
<<Mamma mia che depressione, però cazzo che suoni!>>
Secondo ascolto:
<<Sembrano gli scarti di "The Wall", mhhh.>>
Terzo ascolto:
<<Si sentirà anche bene ma Gilmoure non fa un cazzo!>>
Quarto ascolto:
<<Ou, non mi entra in testa, devo accettare che il mio gruppo preferito ha partorito un pacco, però suona da paura, che peccato.>>
Quinto ascolto:
<<Sto pezzo però non è male, non fosse tutto così lento e paranoico.>>
Sesto ascolto:
<<No dai, alla fine è ascoltabile tutto sommato.>>
Settimo ascolto, arrivano i primi brividi associati alla memorizzazione dei pezzi:
<<Alla fine è un bel disco, non è The Dark Side Of The Moon, non è The Wall, ma è un buon disco.>>
Ottavo ascolto, lo ricordo quasi tutto a memoria:
<<Cazzo, meno male che ho continuato ad ascoltarlo, è stupendo.>>
Non ascolto più il disco per diversi mesi. Lo riprendo in un pomeriggio distratto. Cuffie, poltrona, buio:
<<Questo è il disco più bello di tutti i tempi. Come ho potuto non accorgermene subito? Con quanti altri dischi ho commesso lo stesso errore?>>
Dato certo: questo è il disco dei Pink Floyd considerato universalmente dalla critica il loro peggior lavoro.
Domanda; ma loro, lo conoscono come mi sono sforzato di conoscerlo io?
Conclusione: Questo è il disco a cui va dedicata più attenzione nella storia del rock, perché il nome e il marchio che porta, non permettono di sottovalutarlo.
Ascoltare fino alla completa assimilazione e poi, giudicare.
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