Dopo il 1973 i Pink Floyd si trovarono a dover affrontare un problema artistico di vitale importanza. Dovevano riuscire a deliziare e soddisfare i loro ascoltatori, mantenendosi su alti livelli, dopo aver composto e pubblicato quel capovaloro assoluto che è "The Dark Side of The Moon". Chiunque abbia un orecchio minimamente affinato, dunque, non avrà difficoltà a capire che "Wish You Were Here", uscito nel 1975, ha perfettamente centrato l'obiettivo.
Durante la registrazione dell'Album, Syd Barrett, che da anni aveva lasciato il gruppo a causa degli oramai noti squilibri mentali dovuti all'abuso di droghe, si presentò agli studi. Invecchiato di vent'anni, abbrutito, alienato, i suoi ex-compagni di band impiegarono qualche ora ad accorgersi di lui, a riconoscerlo. Ma quando lo fecero, la tensione emotiva li investì: decisero di modificare parzialmente l'LP, e di dedicarlo (anche se mai ufficialmente) all'amico Syd.
L'album parte con "Shine On You Crazy Diamond", lunga suite che apre e chiude l'opera, per una durata complessiva (nelle due parti di cui si compone), di 26'05''. Credo di incontrare il favore di molti, se dico che basterebbe solo questo pezzo a convincerci a comprare il disco. L'attacco è di quelli che lasciano il segno: gli strumenti partono placidi, evocando albe suggestive, aurore allucinate. E si va avanti, tra i sintetizzatori e la chitarra, che come sempre David Gilmour guida, docile come una cavallina, con leggeri colpi di plettro. Senza mai strafare, senza mai una sbavatura, la canzone continua, sempre più evocativa, lasciando intatto il fluire della musica. Si ha l'impressione che una melodia così perfetta esista da sempre. Dopo quasi nove minuti, poi, tocca alla voce di Roger Waters farsi strada, per Syd, il Diamante Pazzo. "Remember when you were young, you shone like the sun..- Shine on you crazy diamond -Now there's a look in your eyes, like black holes in the sky..- Shine on you crazy diamond -/Ricordi,quando eri giovane, splendevi come il sole..- Continua a brillare,tu, Diamante Pazzo - Ora c'è un'espressione nei tuoi occhi, simile buchi neri nel cielo.- Continua a brillare, tu, Diamante Pazzo -". Una delle canzoni più significative della storia dell'uomo.
Subito dopo la prima parte di "Shine On You Crazy Diamond", arrivano "Welcome To The Machine" e "Have a Cigar", che raccontano rispettivamente il rapporto dell'artista con lo showbusiness, foriero di continue pressioni, di nuove tensioni, e poi con tutto il mondo esterno, con il consorzio sociale nel suo complesso. Sono due ottimi pezzi, ma posti fra l'incudine ed il martello, impallidiscono di fronte alla bellezza delle altre composizioni. "Welcome To The Machine" si configura come un pezzo fortemente elettronico, opprimente, inquietante. Il mondo dello spettacolo è un ingranaggio (machine, appunto) ansiogeno e terrificante. "Have a Cigar" parte invece con una chitarra blues (grande passione di Gilmour, e si sente quasi in ogni album), ma poi il sintetizzatore entra prepotente, si impone di autorità come una componente fondamentale della musica dei Pink Floyd.
Quarta traccia è "Wish You Were Here". Pezzo inflazionatissimo (soprattutto per le coppiette innamorate), divenuto ormai un bene di largo consumo. Rimane comunque una delle canzoni più struggenti di tutta la produzione del gruppo, anche questo fondamentalmente dedicato a Barrett (il titolo significa, letteralmente, "vorrei che fossi qui"). Anche qui l'attacco ha fatto storia: "Have a Cigar" terminava con un colpo di genio: la melodia, viene risucchiata improvvisamente in un vortice, per trovarsi imprigionata poi in una radio. Inizia "Wish You Were Here", e si sente (oso dire che si "vede") la mano di un uomo attaccata alla manopola della stessa radio, intenta a cambiare le stazioni. Indecisa, la mano si sofferma poi su un riff di chitarra acustica, filtrata attraverso il tipico disturbo radiofonico. Evidentemente il riff all'uomo piace, perchè imbraccia la chitarra e finalmente le corde dello strumento riprendono a suonare con pulizia, nitidezza. Al di là della melodia (ripeto: struggente fino al parossismo), qui è il testo ad eccellere: "So, so you think you can tell, Heaven from Hell? Blue skies from pain? [...]Cold comfort for change?And did you exchange a walk On part in the war, For a lead role in a cage? [...] How i Wish, how i wish you were here/ E così, così tu pensi di saper distinguere, il Paradiso dall'Inferno? I Cieli blu dal dolore? [...] Un benessere freddo con il cambiamento? Hai scambiato una parte da comparsa nella guerra, per il ruolo da protagonista in una gabbia? [...] Come Vorrei, come vorrei che fossi qui..."
La chitarra lentamente scompare, a calare il sipario sullo spettacolo, e si alza invece un vento forte che spazza via tutto ciò che è superfluo. Dal vento si ascolta poi un cuore: battiti rapidi, prima spauriti, poi sempre più imponenti. Quel cuore è il basso di Roger Waters: inizia così la seconda parte di "Shine On You Crazy Diamond". Sostanzialmente segue lo schema della prima, con melodie dotate di vita propria, meno riflessive ma raffinatissime nella stessa misura. Questa canzone appare però da subito più volitiva, più energica (effetto creato soprattutto grazie alle splendide uscite solitarie di Gilmour). Poi c'è di nuovo il testo, di nuovo l'evocazione di Syd Barrett, l'amico perduto, il Diamante che non può smettere di brillare. E finalmente il pezzo si chiude: è l'immaginifico tramonto dell'album, il crepuscolo degli dei. Realizza un livello stilistico che qui vede i Pink Floyd al loro apice, al culmine della collaborazione creativa, della voglia di vedere oltre. Prima che il gruppo crei un muro al suo interno, e con i fan, che il celebre disco del '79 ("The Wall", giustappunto), solo in parte riuscirà a far crollare. Ma questa è un'altra storia.
Un disco che ha cambiato la concezione della musica, non trovo altre espressioni. Perfetto in ogni dettaglio, in ogni minuzia, il ogni piccola nota.
Post Scriptum: una piccola curiosità. Il Disco è uscito coperto da uno strato di cellophan nero, di modo che solo chi lo acquistasse potesse strapparlo via, e osservare la splendida immagine di copertina (l'uomo che brucia, per intenderci). Molti distributori strapparono via il cellophan, convinti così di favorire le vendite. Il che dovrebbe confermare la diffidenza dell'artista per produttori e distributori.
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