Ero poco più di un bambino, quando le radio, forse solo quelle napoletane, passavano la splendida “Na tazzulella e cafè”... “ un uomo pieno di rabbia, gridava cose sagge e veritiere” , questo era “ Pino Daniele” sul finire degli anni 70... dove sia finita quella rabbia è un mistero...
Grandissimo musicista, ha saputo legare la tradizione musicale partenopea classicheggiante e melodica, con il suo amore per il blues e il jazz, già il primo album, dal sound acerbo e immaturo, palesava chiaramente le potenzialità del “nostro” . Nel tempo è cresciuto, sia nei testi che nella qualità degli arrangiamenti, fino a comporre il trittico magico di “Nero a Metà”, “Vai Mò”, “Bella ‘Mbriana”, avrà ancora il tempo per comporre il malinconico “Musicante” e lo strepitoso live “Sciò”; dopo di allora purtroppo, almeno per quanto riguarda il sottoscritto, ha scritto solo canzonette scialbe e banali.

Anni ’70, il sud viveva ancora la propria “questione meridionale”, povertà, ignoranza, camorra, contrabbando... politici interessati a riempire solo le proprie tasche... poche speranze per una città, troppe volte trascurata, troppe volte dimenticata, ma forse, ancora ancora, qualcosa poteva farsi... purtroppo però, nel 1980 il terremoto del 23 novembre, dava il colpo di grazia, ad una città già moribonda... un nuovo “ cancro” si impadroniva della città, ai guappi di quartiere si sostituirono le associazioni camorristiche, arrivarono nuovi “malviventi” dalle province e misero le mani sulla città, la pioggia di soldi che sarebbe caduta per la ricostruzione, avrebbe riempito le tasche dei camorristi e dei politici conniventi, a pagarne le conseguenze sarà solo l’immagine della città e il popolo che delle ricostruzione non beneficerà ne in termini di infrastrutture ne in termini di danaro diretto. Ancora oggi, questo cancro si mangia la mia città. Pino Daniele, aveva cercato di metterci in guardia, anche con una canzone che poteva sembrare leggera e spiritosa come “Je so’ pazzo”: bisognava lottare, arrabbiarsi, ribellarsi... invece, nulla, abbiamo lasciato, che la classe politica, ci riempisse di sciocchezze e promesse mai mantenute.

Il primo album del dopo terremoto, sarà “Vai Mò” , al quale velatamente, ma non troppo nel brano “Puorteme a casa mia”, si farà riferimento; successivamente, uscirà nel 1982 l’album “Bella “ mbriana”, e inizieranno le collaborazioni con artisti internazionali quali Wayne Shorter e Alphonso Johnson, è l’apice della maturità compositiva di Pino Daniele, il primo brano, forse uno dei migliori dell’intera carriera del nostro, “ Annarè” è una “ballata” struggente malinconica con un assolo di chitarra stratosferico.
Arrangiato magistralmente, nell’album c’è spazio per il “Blues, il Jazz, il Funky, il Rock, la Bossa Nova” senza mai eccessi, senza mai stonature, il tutto mescolato sapientemente. Non vi è un solo brano sotto tono, tutto è ai massimi livelli, e vi compare, cosa rara nel repertorio di Pino Daniele, un brano solo strumentale, la splendida “ Toledo , basterebbe l’ scolto del solo brano appena citato per illustrare le vette compositive raggiunte da questo artista...

"Nuje ca cercammo Dio stammo pè sempe annure nuje ca cercammo 'o bbene nun simmo maje sicuri e nun c'abbassta niente e cchiù n'amma sapè nun simmo maje cuntenti e intanto maggio se ne va ce resta 'o friddo ma quaccosa è allero maggio se ne va avanza 'o pede..."

 

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