"Passi d'autore" esce nel 2004, dopo l'ottimo, a mio giudizio, lavoro "Medina". Purtroppo qui non siamo agli stessi livelli del disco precedente, anche se per la vastità delle sperimentazioni, che sconfinano anche nella musica classica, potremmo definirlo come uno dei dischi più ambiziosi del Pino nazionale. Numerosi gli ospiti importanti anche in questo disco (peter erskine e dave carpenter su tutti). Ma passiamo ad analizzare il disco nel dettaglio dei suoi pezzi.
Iniziamo con "Arriverà l'Aurora" una delle tre canzoni "a cappella" del disco, e si avvale della collaborazione di soprani, baritoni e alti: questa canzone così come le altre due dello stesso genere, vale a dire "ali di cera" e "gli stessi sguardi", frutto della collaborazione di D. col maestro Gianluca Podio, non mi convince affatto, sfociando addirittura nel fastidio sonoro, in certi punti. Il secondo pezzo è il singolone "Pigro", una stucchevole canzoncina sulla pigrizia. Non mi è mai piaciuta fin dal primo momento che la ascoltai su Mtv, figuriamoci a distanza di anni, che la riascolto adesso.
"Bella da vivere" è una carina canzone d'amore che contiene una buona chitarra alla Mark Knopfler, ma poco più..."La mia casa sei tu" prosegue lo stesso discorso della precedente, senza aggiungere niente di nuovo, a parte qualche coretto femminile in sottofondo e un buon sottofondo jazz... Ma anche qui la noia dilaga a pacchi, purtroppo..."Nuages sulle note", che dovrebbe essere una mezza cover di Reinhardt, esplora ancora il territorio del jazz e riesce nel suo intento, se quest'ultimo vuole essere quello di rilassarci e farci immergere in una placata atmosfera da dopopranzo estivo. Buoni gli intrecci di chitarra e pianoforte che si profondono per tutto il brano (ma che Pino sappia suonare e sappia "con chi" suonare, non è un mistero...).
Risprofondiamo nella noia delle canzoncine d'amore fabiolane con "dammi una seconda vita": qui il "rincoglimento da figa" (per citare "primiballi") è ad altissimi livelli, purtroppo per noi... Il ritornello poi è particolarmente stucchevole (Dammi una seconda vita\uh uh\una seconda vita), tra i peggiori mai scritti da D.
"Deja-vu" non dice niente di nuovo, a parte presentare una base ritmica quasi disco, e con questo dico tutto. "La nostra estate insieme" ritorna in territori jazzistici (che forse sono quelli più ispirati del disco) e si lascia ascoltare, ma senza graffiare e lasciare il cosiddetto "segno".
Stesso discorso per "Isola grande", canzone dedicata a Ernesto Che guevara, che cerca di interessare con un intermezzo mamb-eggiante, ma si perde nel vuoto; così come la seconda canzone dedicata a un altro grande argentino, Diego Armando Maradona, vale a dire "Tango de la buena sorte" che come fa presagire il titolo è un leggero tango dedicato alla figura di questo calciatore. Purtroppo, a parte i perfetti e narcisistici a dir poco assoli alla chitarra classica, la canzone è poco ispirata, così come gran parte di quelle di questo disco... Sembra di sentire sempre la stessa canzoncina, lo stesso modo di cantare...
"Concerto per noi due" è poco più che un intermezzo, mentre la finale "Sofia sulle note" conclude ancora una volta in chiave jazz-relaxing, a tratti riuscendo ad essere soporifera e ad addormentare chi non fosse caduto già qualche canzone fa nelle "braccia di Morfeo". L'unica cosa abbastanza originale è la ripresa di alcune parole di "Nuages sulle note" anche in questo pezzo, parole che ricordano l'atmosfera dei locali e delle città del jazz e che quindi hanno il buon effetto di suscitare nostalgia per l'epoca d'oro di questo genere musicale...
Che dire in conclusione: "passi d'autore", disco ambizioso fin dal titolo, secondo me è riuscito ad essere uno di quegli episodi che nella carriera di un artista di fama si chiamano "clamorosi autogol", e uno di quegli autogol che solo il sentimento di "essere arrivati" può dettare ad un artista.
E questa cosa, almeno per noi fan, non è per niente buona.
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