Se ci si vuole avvicinare alla complessa genialità di Tchaikovsky, quella del balletto è probabilmente la scelta più comoda, almeno in base alla mia personale esperienza.
Infatti, dopo la visione di un’eccellente edizione in DVD del Lago dei Cigni (subito recensita su queste pagine) dovevo necessariamente approfondire il discorso e colmare un’evidente lacuna.
Messo mano al portafoglio elettronico non ho esitato ad integrare (per quanto possibile) la mia discografia con Balletti e relative Suite. Le righe che seguono sono un bilancio di questi recenti ascolti:

•    Il Lago dei Cigni Op. 20
o    New York Philharmonic, Bernstein – CBS – 1972 (Suite in CD)*
o    Berliner Philharmoniker, Rostropovich – DG – 1979 (Suite in CD)
o    Labèque K. & M. – Philips – 1995 - (Trascrizione per pianoforte a 4 mani in CD)
o    Orchestra del Teatro Mariinsky, Gergiev – Decca – 2007 (Balletto in DVD)
•    La Bella Addormentata nel Bosco Op. 66
o    Berliner Philharmoniker, Rostropovich – DG – 1979 (Suite in CD)*
o    The Orchestra of the Royal Opera House – Ovsyanikov - Opus Arte – 2006 (Balletto in DVD)
•    Lo Schiaccianoci Op. 71
o    New York Philharmonic, Bernstein – CBS – 1972 (Suite in CD)
o    Berliner Philharmoniker, Rostropovich – DG – 1979 (Suite in CD)
o    Munchner Philharmoniker, Celibidache – EMI – 1991 (Suite in CD)*
o    Leningrad Philharmonic Orchestra, Mravinsky – Philips – 1981 (Suite in CD)*
o    Leningrad Philharmonic Orchestra, Mravinsky – Dreamlife – 1982 (Suite in DVD)*
o    The Orchestra of the Royal Opera House – Rozhdestvensky – NVC Arts – 1985 (Balletto in DVD)*

Cominciamo con i Cigni: inutile il confronto tra i due russi Gergiev-Rostropovich, né tantomeno quello tra Gergiev e Bernstein. L’ascolto solo audio si fa inutile per il primo (Gergiev), doveroso per il secondo (Rostropovich), favoloso per il terzo. Nella prima parte della Suites (da “La Danza dei Cigni” al “Pas de Deux Odette-Sigfrido”) Bernstein restituisce un T. di estrema eleganza e raffinatezza, espressione di rara dolcezza, ma anche di magnifica cantabilità e sensualità. Nonostante un’incisione non propria ottima (piuttosto duro il registro degli archi, soprattutto negli interventi solistici), il controllo dell’orchestra ne esce sempre impeccabile; da geniale orchestratore qual è, B. controlla l’eccellente compagine Newyorkese sia nel generale fraseggio sia nei ricchi interventi solistici. La tavolozza di colori si fa ampia e di devastante bellezza anche nella seconda parte della Suite, dove T. si fa energico, eroico, quasi trionfante, in forte contrasto con la tormentata storia di questo balletto. Non si può non pensare ad un senso di rivincita contro l’accanirsi del destino. Solamente curiosa la trascrizione originale di Debussy per pianoforte a 4 mani di tre Danze estratte dal Balletto.

La Suite per La Bella Addormentata è l’unica fra le 3 a non essere opera originale dell’autore. Anche qui, però, come per i Cigni l’ascolto solo audio dell’edizione in DVD risulta qualitativamente inferiore rispetto all’edizione in CD. Ovsyanikov, pur dirigendo con artigiano mestiere una rappresentazione comunque validissima nel suo complesso (si tratta sempre del Balletto di Sua Maestà!), non può reggere il confronto con un Rostropovich alla direzione dei Berliner, tanto più che il russo in tutte e tre le Suite mostra un innato orgoglio nazionale. I maestri tedeschi restituiscono con il rinomato virtuosismo tutto il vigore russo della sua personalissima lettura. Qui la chiave è il gioco dei contrasti e delle dinamiche: un esempio è proprio nel primo movimento della Suite della Bella Addormentata (“Introduzione. La Fata dei Lilla”) dove all’estrema dolcezza del tema della Fata introdotto dall’arpa e dai fiati, con i violini in accompagnamento melodico, si contrappone la ripresa del tema suonato con potenza devastante da tutta l’orchestra, con percussioni ed ottoni in evidenza. L’edizione Rostropovich, oltre ai meriti artistici, ha il vantaggio di raccogliere in un unico CD tutte e 3 le Suites.

Con Lo Schiaccianoci le cose si fanno più complesse ma, volendo, decisamente più interessanti. Di Rostropovich abbiamo già detto. Bernstein non raggiunge qui, a mio giudizio, le vette dei Cigni a causa della scelta di tempi veloci che fanno perdere parte della magia della partitura. Restano quindi Rozhdestvensky, Celibidache e Mravinsky.
L’Orchestra della Royal Opera House non sembra la stessa di Ovsyanikov sotto la sapiente bacchetta di Rozhdestvensky. Il direttore russo riesce nel non facile compito di porre la danza al servizio della musica e non viceversa; la sua direzione restituisce con fedeltà i diversi momenti della partitura: ironia, magia, eroismo, mistero. La sua "Danza Araba", normalmente sensualissima, diventa quasi un requiem sotto la sua bacchetta. Eros e Thanatos.

Gran finale: Celibidache e Mravinsky. Con il Maestro rumeno, si sa, tutto cambia. Come sotto un incantesimo, sparisce il balletto. I tempi si dilatano e si apprezza nota per nota la bellezza della musica di Tchaikovsky. Celibidache riesce a costruire quadri sinfonici unici: ecco allora che la “Danza della Fata Confetto” ci riporta alla Disneyana “Fantasia”. Il suono della celesta diventa l’ingrediente per preparare una magica pozione; la “Danza Russa” è la sequenza di un film western; la “Danza Araba” è carica di una sensualità provocante. Gli inserti dei fiati diventano sussurri lussuriosi alle orecchie degli amanti. Meraviglioso. Il “Valzer dei Fiori” è una festa a palazzo con danze, luci e fuochi d’artificio.

Mravinsky (in CD e in DVD) propone non la solita Suite ma le sezioni finali dei due atti, che risultano meno spettacolari ma dotati di maggiore continuità narrativa, a dimostrazione che qui. ovunque si peschi, si pesca bene. Su quest’edizione riporto semplicemente quanto lessi su un vecchio numero di CD CLASSICA: “Questa musica è a dir poco trasfigurata, in ogni istante…questo disco rimane un documento da accostare con meraviglia e da tenere fra le cose care (F. M. Colombo)”. Meritatissimi i quasi 10’ minuti di applausi nell’edizione in DVD, che resta un documento eccezionale del carisma, della professionalità, dell’integrità e del genio di un grandissimo direttore, allora quasi ottantenne ma con ancora molto da insegnare.

Chiedo scusa agli editors per la lunghezza, ma su certe cose non si può tagliare.

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