Il mood da ‘giornata uggiosa’ – a differenza di quanto sosteneva Battisti – può assalirti anche se fuori c’è un timido sole, di domenica pomeriggio, complice la città silenziosa ed i negozi chiusi, e l’orologio che corre, e ormai si sta facendo tardi per fare qualunque cosa (anche se la tua non è necessariamente ‘una vita non spesa’). Solo pigrizia immotivata, e temporanea, ma anche voglia di immergersi piacevolmente un paio d’ore in un libro, un disco, un film, qualcosa di caro e di familiare, e magari di impegnato o intellettuale. Ma…
…ecco che proprio in un momento così intimo e promettente il demone insonne del cazzeggio fa capolino dalla porta del salone, e col dito adunco indica inequivocabilmente QUEL vinile che tieni un po’ in disparte. Si, quello che dovrebbe stare dopo Peter Frampton e prima dei Franti ma spesso finisce in fondo, dopo gli ZZ Top (tutti abbiamo i nostri ‘dischi nel cassetto’, e pare brutto esporci per questo ai commenti impietosi degli amici e familiari). Nel caso specifico trattasi nondimeno di opera assolutamente epica e leggendaria, brani che moltissimi hanno ascoltato tante volte di nascosto, salvo poi negare addirittura di conoscerli.
Ladies and gentlemen, ecco a voi… Pippo Franco.
Come tutti sappiamo, Pippo Franco (classe 1940) è un attore comico e cabarettista, non particolarmente intellettuale o raffinato, che gode però di un suo pubblico a causa delle fattezze indiscutibilmente buffe e di una peculiare comicità demenziale e paradossale, che risulta da sempre immediatamente fruibile ai bambini e ai deficienti (quelli come me, insomma). I goliardi ed i giuggioloni – definizione muliebre – si tramandano da quarant’anni il segreto di questo disco del 1971, dalla copertina assolutamente inequivocabile, che persino la Ricordi volle santificare inserendolo nelle ristampe della gloriosa serie ‘Orizzonte’, e alzi la mano chi non ha presente di cosa sto parlando.
(Questa cosa della serie Orizzonte in particolare, ma volendo anche della antologie della Linea Tre e di altre meritevolissime serie economiche, la dovremo discutere tra noi un giorno o l’altro. Tra i dischi con il triangolino di cielo in alto a sinistra ci finirono, più o meno dal 1974 al 1978, ELP, Osibisa, Uriah Heep, Colosseum, Amazing Blondel, Oldfield, Tangerine Dream, BMS, Goblin, Philip Glass, Pentangle, Fairport Convention, Johnny Winter, Tenco – e qui mi fermo: dischi che sovente non si trovavano in altra edizione ed erano ristampati e venduti dalla Ricordi in very low price, contribuendo in tal modo a diffondere tra noi avidi e squattrinati pischelli capolavori del rock altrimenti poco rinvenibili, e comunque a caro prezzo. Ricordo in particolare ‘Welcome Back My Friends…’ e la leggendaria antologia di inediti Virgin in doppio vinile, ‘V’, e povero chi non sa di cosa si tratti).
In mezzo a cotanta maraviglia fu ristampato nel 1976 (ORL 8053) anche ‘Cara Kiri’, del 1971, che praticamente nessuno aveva sentito prima di codesta edizione economica. Il disco divenne un successo ‘sotterraneo’ non indifferente, passato di mano in mano e registrato costantemente su cassetta ad uso di amici insistenti. Non se ne parlava certo nell’atrio dei negozi di dischi in voga, dove ci si incontrava per commentare Faust e Dead Can Dance, Grobschnitt e Pallas, ma provate oggi a canticchiare l’incipit dell’immortale ‘Cesso’ e sentirete il coretto di risposte, tipo ‘Osteria Numero Mille’ oppure ‘O le le, o là la…”.
Già, ‘Cesso’. Capolavoro immortale, la Stairway To Heaven de Noantri, il testo stilnovista par excellence. La fine di una storia d’amore, argomento trito per antonomasia, è qui pioneristicamente narrata in chiave escatologica, in un gioco raffinato di rimandi ed allitterazioni che rende lieve il pathos e tollerabile il tema, e la musica scorre piacevolmente in forma di bossanova. L’abile orchestra accompagna egregiamente l’attor giovine, che si rivela cantante sensibile, intonato, espressivo, mentre il pubblico tace affascinato durante l’esibizione. L’intero album è infatti registrazione dal vivo di un recital di Pippo in chissà quale cabaret di provincia: s’ode in effetti poca gente, che peraltro si diverte moltissimo mentre il Nostro alterna battute e sonetti in musica, storie stralunate e bizzarre che evocano i quadri di Chagall e le disavventure del Signor Bonaventura. Chissà se i fortunati sapevano di presenziare ad un Evento Storico.
Le perle dell’album non sono poche e non si limitano al pezzo forte dianzi decantato. Dopo l’interlocutoria ‘Hai Stata Tu’, che serve più o meno a rompere il ghiaccio e definire la cifra stilistica del repertorio, ascoltiamo un sobrio ma deciso pamphlet all’indirizzo degli Stati Uniti e della moda esterofila, segnato da versi immortali: ‘I cavalli nel Nevada / fan la cacca per la strada… anche nella Carolaina / ci son figli di putaina… proprio come qui da noi / a Bergamo… America / ma che ce vengo a fa’ ”. Una dopo l’altra, sotto gli strali arguti del nostro simpatico fustigatore, finiscono la paura dei vampiri e le nevrosi del mondo d’oggi, mentre Pippo ci racconta le disavventure di un uomo, bionico suo malgrado, alle prese con il sesso in treno. Altro famoso momento di questo memorabile concerto è la declamazione di una bellissima ‘Ninna Nanna’, tenera ed accorata, laddove un piccino è dolcemente blandito affinchè dorma sereno (‘Si nun dormi, stai sicuro / che te pijo e te sbatto ar muro… ma che ciai in questa nottata / mo te do’ na bottijata”.
Notevoli le musiche, geniali le liriche, potenti l’espressione e l’interpretazione: il 33 giri divenne oggetto di culto ma non si poteva far circolare più di tanto, anche per la bellissima ma esplicita copertina che le nostre mamme non dovevano vedere, se appena possibile. Non saprei dire per certo, ma dopo quello (pessimo) di Lennon potrebbe essere il secondo culo maschile in copertina della storia del rock, e ditemi è poco.
Per motivi inspiegabili, l’album non è mai stato ristampato dopo il 1976 e viene venduto di seconda mano a cifre rispettabili, quasi sempre nell’edizione Orizzonte che allora lo diffuse trionfalmente nel mondo. Compare ogni tanto in rete, rippato dal vinile ad opera di bloggers illuminati e volenterosi, ma tutti i brani dell’album sono anche su YouTube, esattamente come avviene per i Led Zeppelin. Un motivo ci sarà.
‘CESSO / di amarti questa sera / guardando il merletto e… / LATRINA / del tuo vestito blu / SCARICO / il cuore dalle pene / finisce qui l’amor con te / CATENA / tu non esisti più... ‘
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