E' vergognoso. E' vergognoso che questo film non sia stato distribuito in Italia, in favore di schifezze come "The Park" o "Face".
E' vergognoso che a causa della sua scarsa popolarità il film se lo sono visto solo in 50 sparsi per il mondo, di cui 42 completamente ignari e minacciati fisicamente. Ed è ancora più vergognoso che quasi nessuno è al corrente della sempre più fiorente arte dell'orrore thailandese.

In un'epoca in cui il cinema horror americano è completamente in crisi e morto da ormai quattro o cinque anni che sono e in cui la Francia colpisce duro senza andarci tanto leggera con il sangue ecco che in Thailandia tutto appare più semplice, facile, fiorente. Ed ecco che da qualche anno a questa parte questo stato del sud est asiatico ha cominciato a sborsare film horror a propulsione, sfiorando le centinaia all'anno. Si parte dai classici, come "Shutter" (2004): horror denso, bellissimo, ottimamente confezionato e con colpi di scena continui, ai fondi di magazzino come l'inguardabile "Seven Days In A Coffin" (2003).

Un po' come in Giappone e nella Hong Kong degli anni '80, anche nella Thailandia del 2000 il cinema horror ha riconosciuto una diramazione di sottogeneri, di sfaccettature e di modi diversi per mettere in scena la paura. Ci sono le influenze delle ghost story nipponiche, come nell'avvincente "Alone" (2007) o nel già citato "Shutter", così come ci sono gli splatter più potenti (roba da far sembrare i vari Saw/Hostel/Martyrs cosucce per bambini) come la saga "Art Of The Devil" che sprofonda nel folklore locale e nell'arte della magia nera, dove la vera arte è quella di serrare le palpebre con affilate, affilatissime spille da balia fissate all'epidermide, fino a giungere ai CAT III rubacchiati da HK: con sangue che schizza e donnine (veri e proprio fiori) tutte ignude e libertine.

E tra i vari, infiniti prodotti thai-horror dell'anno 2007 ecco spuntare questo piccolo gioiello di soli 73 minuti, che reca il titolo di "Sick Nurses".
Ora, sono tante le recensioni negative del film che invadono la rete, compensate da un'altrettanto grande quantità di recensioni positive. E qui casca l'asino: "Sick Nurses" è un vero e proprio gioiello, se non un capolavoro del genere, ma rischia di essere travisato e frainteso.

La storia è semplice e dall'apparenza derivativa:

in una clinica thailandese da luci al neon sull'andante fucsio-violetto, sette infermiere (tutte bellissime, formose e dall'uniforme da crocerossina cortissima, con un grande potenziale da future Moane Pozzi orientali) si sono invaghite del mediconzolo di turno, pur ignorando la sua omosessualità celata. Il medico, nonostante abbia altre tendenze sessuali, se le porta a letto tutte, una dopo l'altra, illudendole di una probabile unione. Finito l'orario delle visite, il ragazzuolo libertino e biricchino campa vendendo cadaveri per il traffico d'organi, aiutato dalle promiscue crocirossine. Un giorno, la giovane Tawan (una delle infermierine) scopre che anche tutte le sue amiche hanno avuto rapporti con il dottore e cade in una crisi di gelosia, soprattutto perchè sognava il matrimonio con il fanciullo sorridente. Inutile dire che le altre, la inchiodano al lettino e la ammazzano, per poi darne il cadavere al tanto bramato mediconzolo che la vende al traffico d'organi. Tutti felici e contenti? No.

Gira voce, infatti, che dopo sette giorni dalla sua morte, lo spirito di un cadavere torna dalle persone amate. E, dopo sette giorni, allo scoccare della mezzanotte le dolci pulzelle vengono squarciate una dopo l'altra, in un carosello gore senza eguali, dallo spirito (sensualissimo... vi sfido a trovare un fantasma più sexy e goliardico di questo) rancoroso...

Sulla carta pare quasi la solita ghost story asiatica, eppure la genialità dei due registi si fa sentire sin dalla prima inquadratura: "Sick Nurses" è un film che vive di attimi, di una sceneggiatura solida e delirante e di una grande fantasia. Già l'incipit si rivela sorprendente: per una volta i titoli di testa racchiudono il vero senso del film e lo fanno con malsano accorgimento, riuscendo persino ad inquietare...

Involontariamente, ovvio.

Perchè "Sick Nurses" non vuole far paura, ma divertire. E non aspettatevi una parodia, perchè "Sick Nurses" è tutto fuorchè l'ennesimo "Scary Movie", anzi...

E' un continuo, incessante, correre verso il grottesco, accarezzandolo o precipitandoci dentro, finendo nel più distruttivo surrealismo. Il genio di chi sa inventare, riuscendo contemporaneamente a bleffarsi di tutto ciò che è stato inventato. Il genio di chi non dimostra, ma mostra: riuscendo ad essere malsano e fantastico grazie anche ad inquadrature bellissime, una fotografia acida che afferra l'epidermide e un connubio di attrici discrete, sempre ochette, sia chiaro, ma che sanno il fatto loro. 

Un continuo carosello di amenità, di mutilazioni, di amore, di poesia, di trash, di bellezza, di orrore, di bruttezza, di intelligenza e di stupidità. Un gioco di contrapposti che si amalgamano nel riuscitissimo, devastante finale: il film si mutila a colpo d'accetta prorpio dove doveva terminare, così, di colpo. Se il film fosse stato realizzato ad Hollywood probabilmente l'avrebbero fatto finire venti minuti dopo quella sequenza. E invece no. C'è chi ha ancora il dono della sintesi e che sa sfruttarla, riuscendo a realizzare un film solo all'apparenza stupido, ma incredibilmente affascinanti. 

Incredibili, poi, le cruentissime morti, forse le più divertenti e geniali di un intero cinema splatter: indimenticabile la ragazza che, dopo essere stata costretta ad ingoiare un mucchio di lamette perde mandibola e la lingua, che viene divorata da un gatto. Neanche il tempo di piangere disperata che un feto di formalina le si conficca nella gola soffocandola. Il tutto con schizzi di sangue per tutta la stanza. E che dire della fanciulla che si ritrova con il cellulare conficcato sotto la guancia e che le si illumina ogni volta che qualcuno la chiama? O l'infermiera a cui viene cucita una borsa sulla testa?

Da ripescare e gettare in questa cavolo d'Italia. 

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