Da qualche tempo è piuttosto di moda lanciarsi nelle reminiscenze storiche, nei recuperi di gloriosi passati, nel loro rinnovamento, con esercizi ahimè non sempre riusciti.
In questi anni ci hanno provato un po' tutti, molti per ragioni commerciali e di recupero di visibilità lanciando talvolta tour infiniti, massacranti per fisici ormai non più da vent'enni. Mi vengono in mente gli Stogees circa 3-4 anni fa in bella mostra a Torino con un Iggy sempre uguale a sé stesso, icona del rock, ma icona vera, mai stanca di appropriarsi del ruolo di iguana del palcoscenico, così animale da esserlo più degli animali stessi, con i fratelli Asheton appesantiti dall'età e Mike Watt, generoso, felice come un bambino ad accompagnare forse il gruppo più influente della sua gioventù. Una bella serata. Poi vidi Lou Reed con Berlin dove se non fosse stato per un maestoso Steve Hunter sarebbe stato da rimandare a settembre. I Sonic Youth con l'interpretazione dal vivo di Daydream Nation tutto di un fiato. Mi sono perso alcuni ritorni importanti dai Sex Pistols ai Police. ma non mi sono certamente, in questi casi, autoflagellato o dedicato a autopunizioni corporali a base di cilicio.
Ed ora arrivano due notizie meravigliose per un tossico come me: la prima di 2 settimane fa scoprire che i Jesus Lizard si sono riformati e suoneranno 3 date il prossimo settembre, e la seconda, quella di cui voglio narrare, il ritorno di Black Francis con i suoi Pixies a celebrare il ventennale di "Doolittle".
Li vidi nel '91 durante il tour di Bossanova a Torino in una stagione estiva forse tra le più ricche di Torino: Primus, Living Colour, loro e molto ancora nel bellissimo parco del Valentino. Rimasi folgorato dalla carica di una musica che stava mettendo in un crogiulo la capacità narrativa e il pop degli XTC con il grunge Nirvaniano, il noise dei Sonic Youth mischiato a certi temi musicali propri dei Wall of Voodoo, sì quelli di Call of the West. Furono il gruppo di punta della 4AD che fu una delle etichette più prolifiche e di valore nel finire degli anni 80 inizi 90, etichetta che ebbe l'onore di mettere sotto contratto i Birthday Party di Nick Cave, i Bauhaus in Inghilterra, Lydia Lunch.
Questa è davvero una notizia! Quel grassone torna sul palco e sembra in grandissima forma (anche se l'estensione vocale non mi sembra più quella di un tempo guardando i video su youtube) con Kim Deal sempre al basso dopo essersi a lungo dedicata alle Breeders riscuotendo un meritato successo con Pod . Vado a vedere le date del tour... l'Italia non c'è... Dublino, Londra, Brussels, Parigi, Amsterdam non una data in Italia e mi chiedo come si faccia ad essere così ottusi ..... ma abbiamo avuto Madonna in playback, e c'è sempre Vasco a sollevare la voglia di emozioni dal vivo, perchè rischiare?
Torniamo a Doolittle.
Perché questo disco è fondamentale? Perché è semplicemente da innamoramento immediato! E' un disco che ti entra dentro, che non hai bisogno di assaporarlo piano piano, diventa un vero disturbo alimentare che ha a che fare con la bulimia, più lo senti e più lo vuoi ascoltare... finisce e lo rimetti su per risentire la perfezione di "Debaser" e poi passare "I Bleed" con il contro canto di Kim Deal ed aspettare il clou di "Gouge Away", passando prima per Monkey gone to Heaven. Non c'è una canzone di secondo piano, non la trovate anche se vi verrebbe da dire "La La Love you" con l'intro alla batteria di David Lovering che sembra rubato a "John the Fisherman" dei Primus. Ma il Genio è sempre però Joey Santiago, colui che tesse le melodie di tutte le canzoni, colui che dà il marchio di fabbrica al tutto. Sentite "Hey" e il concetto è chiaro
Non so se riuscirò ad andare, ma di certo ci proverò, forse la data di Parigi
A questi vecchietti, che poi sono miei coetanei, ma invecchiati sinceramente peggio a vederli, bisogna dargli ogni merito, primo fra tutti di aver scritto 4 album nella loro carriera che sono pietre miliari senza mai commettere un passo falso, dal primo Surfer Rosa (che nella versione CD raccoglie anche il primo mini Come on Pilgrim) con la produzione tagliente di Steve Albini all'ultimo Trompe le Monde che segnava un ritorno alle origini dopo Doolittle e Bossanova. A loro molto devono gli stessi Nirvana, così come i Blonde Redhead e certamente PJ Harvey. A loro devo molto io stesso. Sono cresciuto con la loro musica e con molta altra, ma riconosco in loro un marchio di qualità unico. L'alternative rock è passato certamente da Boston nel finire di quegli splendidi anni ‘80 che crearono tutto quello che ancor oggi suona ancora come estremamente interessante.
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