Potrei partire dalla conclusione, affermando che la splendida "Jaime Bravo" è probabilmente la più bella chiusura di un album che i Pixies abbiano mai partorito e continuare osservando come il loro nuovo album si muova tra cariche feroci e surreali (la violenta e aspra "What Goes Boom", l'irresistibile "Blue Eyed Exe"), tentazioni lisergiche (la rallentata "Silver Snail", "Magdalena 318"), pop cristallino ("Greens And Blues", "Ring The Bell"), capovolgimenti del loro tipico canovaccio "strofa pacata, tranquilla/esplosione del ritornello duro e distorto" (l'incantevole titletrack, in cui viene invece sfoggiata una strofa piuttosto contorta e isterica e un ritornello con ritmi molto più lenti e rilassati) e direzioni musicali abbastanza inconsuete per loro ("Andro Queen").

Potrei sostenere che il songwriting dei Folletti si è mantenuto eccellente a dispetto degli anni passati (molti pezzi, qui dentro, potrebbero essere potenziali singoli) e che se è vero che per me l'unico modo per capire se un disco è ottimo è alzare il volume e vedere che succede, beh, con questo "Indie Cindy" continuo ad alzarlo in maniera esponenziale ogni volta che l'ascolto, tra l'altro spesso rimettendolo sul piatto più volte di seguito (che è per me un ulteriore segnale della bontà di un album).

Potrei farvi una filippica, annoiandovi a morte, dichiarando per l'ennesima volta che i precedenti "Bossanova" e "Trompe Le Monde" sono eccellenti e che questo non è da meno, avvicinandosi in particolare proprio al primo citato come attitudine e sonorità, in barba agli eterni amanti dei (magnifici) "Come On Pilgrim", "Surfer Rosa" e "Doolittle".

Potrei sottolineare il mio (sicuramente molto discusso, qui sotto, da molti di voi) cinque e confermarlo ulteriormente, perchè un loro ritorno a questi livelli per me è manna dal cielo: c'è la forza delle canzoni che hanno scritto e suonato mantenendo l'entusiasmo e la creatività dei vecchi tempi per dare un favoloso seguito alla loro storia che tanto ha influito su tutto ciò che è stato e viene prodotto e consumato come "alternative rock" e sapete una cosa? Da loro, oggi, mi aspettavo esattamente un disco come questo.

E potrei continuare (risultando però inutilmente piuttosto pesante), ma ho deciso invece di non scrivere nulla. Ascoltatevi questi nuovi Folletti, senza troppe paranoie nella testa; come per i My Bloody Valentine l'anno scorso, li aspettavamo da troppo tempo per non approfittare dell'occasione e non tuffarci immediatamente dentro a pesce: qualsiasi possa poi essere la vostra opinione, ne varrà comunque la pena.

Ah, per me disco dell'anno, già da ora. 

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