PJ Harvey è al suo meglio nuda. Quando mostra tutte le sue ossa sporgenti, la sua non convenzionale bruttezza/bellezza, e le sue cicatrici, e il suo odore, e il suo sapore. Quando è una femmina in una maniera che spaventa, ammalia, disgusta.

Quando, come in questo album, c´è solo la sua voce e la sua chitarra, e in questo caso, l'abusata espressione "mettere a nudo le proprie emozioni" non e´ mai stata così calzante. "4-tracks demo". Non è altro che una versione alternativa e infinitamente più grezza di "Rid of me", l'album prodotto da Steve Albini, che soffre di una certa produzione ricca e "finta" che ora lo fa suonare "so 90s". Fu Steve Albini stesso a spingere Polly Jean a far uscire l'album ammaliato dalla scarno fascino delle 8 tracce.

L'album si apre con una delle più belle e spaventose implorazioni e minacce d'amore che PJ ha mai scritto, "Rid of me", sentite come gratta la sua telecaster in fondo alle vostre orecchie, e sentite PJ che sussurra "Lick my legs I´m on fire" e avrete capito molto di cos'è il desiderio sessuale per una donna. Splendidamente sopra le righe la sua versione di "Legs" (un testo a dir poco grottesco) e magnifica, satura di desiderio, "Extasy". Ogni canzone diventa come piu´ vivida, e scomoda, e disturbante, fate il paragone con la versione precedente e questa di "Rub til it bleeds": in questa fa male davvero sfregare. Poi, molto belli i pezzi inediti, tra cui "Hardly wait" e "Easy", in cui, si´, non c´è alcuno strumento ritmico, ma accidenti se sa suonare (e cantare) questa ragazza. Da brivido poi lo sghembo blues finale, "goodnight"

La realtà è che questo disco è epocale perchè in questo disco c´è una donna vera, una donna con i suoi desideri e le sue voglie, una donna piena di ironia e intelligenza, e forse è la prima volta che la si vede così, nuda e orgogliosa, così vicino a voi. 

Questa donna è ogni donna. 

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