"A friend in need's a friend indeed / A friend with weed is better / A friend with breast and all the rest / A friend who's dressed in leather"

Si apre cosí questo lavoro della band dell'ambiguo Brian Molko, chitarrista e vocalist del gruppo molto eccentrico che nell'aspetto e nel look richiama un po' lo stile glam del primo David Bowie o il dark di Robert Smith (The Cure).
Sono le parole di "Pure Morning", 4 minuti di rock tranquillo e pacato prima dell'esplosione punk di "Brick Shithouse", classico brano tirato "alla Placebo", cosi come "You Don't Care About Us", che mi fa venire in mente qualcosa della piú recente "This Picture" con un basso che la fa da padrone.
Presenza di brit-rock in "Without You I'm Nothing", titletrack, che recita così: "I'm unclean a libertine / And every time you vent your spleen / I seem to lose the power of speech / You're slipping slowly from my reach / You grow me like an evergreen / You've never seen the lonely me at all"
"The Crawl" suona molto Interpol intimisti, stile "The New" per intenderci, con la voce di Brian e il basso che dominano.
"Every You Every Me", conosciutissima per essere stata presente nella colonna sonora di "Cruel Intentions", è un brano particolarmente veloce con leggerissime venature rock 'n' roll.
Lentissimi i quasi 6 minuti di "My Sweet Prince", pop estremamente soft con una parte vocale particolarmente delicata.
"Burger Queen", che chiude l'album, sa particolarmente di JJ72 (anche se dovrebbe essere il contrario visto che questa canzone è stata scritta prima dell'uscita dei JJ72, va bè...) e dura ben 23 minuti dal momento che dopo i 6 minuti di canzone ce ne sono circa 10 di buco prima di una hidden-track che contiene delle minacce di morte ricevute telefonicamente da Brian mixate in una base rock abbastanza accelerata. Idea abbastanza originale...

Uno dei migliori lavori della band, registrato nel 1998. Forse gli è superiore solo l'ultimo "Sleeping With Ghosts", che ha un sound piú secco, deciso e maturo.
Nonostante sia solo il secondo disco, dimostra già tutta la padronanza e la sicurezza di se stessi di una band che avrà il coraggio di spaccare la chitarra e mostrare il dito medio ad una platea come quella del Festival di Sanremo... e per fare una cosa del genere o sei sicurissimo di te o ti sei fatto qualcosa di pesante (nel caso dei Placebo mi sa tanto che valgono entrambe le ipotesi...)

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