Static è un album coraggioso, questo bisogna ammetterlo. Esce dopo appena un anno e mezzo dal precedente, The Illogical Consequence, che era un tripudio di dance, funk ed elettropop molto apprezzato, e spiazza clamorosamente tutti per come riesce ad essere esattamente l'opposto del precedente. Cosa è successo negli ultimi 18 mesi?
Per i primi 15 minuti ho avuto l'impressione di aver sbagliato CD, questi non sono i Planet Funk, deve esserci un clamoroso caso di omonimia, invece no, sono loro.
Static non sarà un album di successo, non strizza l'occhio al pubblico, non è ruffiano, non è ballabile, non è divertente. E' un album glaciale, freddo e fondamentalmente malinconico. Sono del tutto scomparsi gli strumenti analogici che, sebbene secondari rispetto all'elettronica, erano comunque presenti nel suono di The Illogical Consequence, basti pensare al bellissimo suono del basso che sorreggeva tutti i brani.
In Static invece regna sovrana l' elettronica pura, minimalista ed essenziale, i suoni sono pochi e semplici e sembrano lasciare spazio alle linee melodiche del cantato che rispetto ai precedenti album è completamente diverso sia nella scrittura che nell'arrangiamento (e molto probabilmente anche nell'interprete anche se ancora non esistono ancora notizie certe su questo).
I brani sono 10 e tutti assolutamente omogenei in questa nuova veste un po' sofferente e cupa. Il primo ascolto stavolta è più complesso che in passato e sconsigliato a chi non ha la pazienza di scavare ed aspettare. Non c'è un solo brano che invogli al ballo e al movimento e forse qui sta la spiegazione del titolo, Static appunto. Il bellissimo brano d'apertura, It's Your Time, è nervoso, claustrofobico, sorprende per la ritmica tirata e una voce che sembra voler esplodere senza riuscirci, ma soprattutto per la vena decisamente triste. È senza dubbio il miglior modo per presentare l'atmosfera nuova in cui muoviamo in questo album. Ed il seguito non si discosta molto da questo stato d'animo con la seconda traccia Magic Number.
Il terzo solco, Swallow, è praticamente una filastrocca elettronica, un carillon ossessivo su una sola nota mentre così come la quarta traccia, In The Beginning, sempre su una sola nota, tutta impostata su una specie di strano poppoppoo in falsetto che interagisce con un cantato melodico ed estemporaneo ed una ritmica nevrotica.
La perla del disco è senza dubbio incastonata nel centro, If We Try, fantastica ballata notturna e lieve, pianoforte voce e suoni vari, è un brano che sorprende, che rapisce e che esalta in assoluto la nuova malinconia dei Planet Funk.
La sesta traccia rompe un po' l'incanto, è il brano che da il nome all'opera, Static, che ha una vena Hip Hop fuori contesto e poi si lascia andare ad un eccessivo delirio di tastiere. La settima traccia, We Turn gira intorno ad un arpeggio di piano, è pretenziosa, ha un incedere trionfale ma non convince del tutto, non coinvolge, non si anima.
Entriamo nel terzetto finale, il tono dell'album è indubbiamente calato ma ecco che inizia Running Through My Head, fantastica marcia ipnotica, luminosa e tormentata seguita da Tears che sembra scappata dal cassetto dei migliori Depeche Mode, una specie di corsa senza fiato dentro il labirinto di ghiaccio di Shining, ma non c'è uscita da qui.
Si chiude in bellezza con Big Fish, reggae elettronico fuori dagli schemi, esperimento coraggioso e ben riuscito, canzone che funziona bene, coinvolge e si diverte.
La morale della storia è che Static è un disco che spiazza, si allontana anni luce da tutto ciò che i Planet Funk hanno rappresentato fino ad ora, è un disco che non farà breccia nel grande pubblico e non piacerà a chi apprezzava la vena dance ed easy listening della band napoletana. L'ascolto è più impegnativo che in passato e se ne trae l'impressione che il tentativo sia quello di fare un disco un po' più elevato e complesso. L'esperimento è coraggioso ma riuscito solo in parte, ci sono brani notevoli e sorprendenti, ma nell'insieme non trascina, è freddo e a tratti il tono sembra dimesso. Immagino che le critiche all'album saranno prevalentemente negative. Per quanto mi riguarda è un buon disco, apprezzabile soprattutto per il tentativo di cambiamento che sembra fregarsene delle classifiche di vendita.
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