Suoneranno così le ninna nanne per i cuccioli della razza aliena che cancellerà l'umanità dalla faccia della terra. Le canteranno madri con ventose al posto dei polpastrelli, accarezzando le fronti bitorzolute di bimbi dagli occhi di ametista, accoccolati sotto coperte antiradiazioni per proteggerli dai raggi gamma.
Suoneranno così gli ingorghi sulla bretella per Cassiopea: incolonnamenti di centinaia di Alpha Sud Centauri guidate da impiegati-androidi in crisi di mezza età, con la gastrite da acido per batterie e le maniglie dell'amore al silicio drogato.
Suoneranno così le catene di montaggio per la produzione seriale di pillole per fare incubi e le parate militari degli eserciti di hacker: legioni di ciccioni alimentati ad ali di pollo fritte e Dr. Pepper, con i capelli unti e le camice sudate.
Suona così Steve Krakow, l'uomo con i baffi, una specie di reietto dello Studio 54 convertitosi al rumorismo psicadelico: fumettomane, collezionista di dischi, disegnatore, ideatore, autore e direttore (?!?) della fanzine Galactic Zoo Dossier. E, soprattutto, titolare della premiata ditta Plastic Crimewave: più o meno una comune di tipacci di stanzia a Chicago, apostoli di una psichedelia molesta e low-fi, tutta iperfuzz ed effetti per chitarra aereospaziale.
Suona così "No Wonderland" ('06), che dei Plastic Crimewave Sound è fino ad oggi il disco più bello: diciotto istantanee provenienti da un futuro allucinato e rumoroso, come un vinile dei The Heads passato sotto uno schiaccia sassi, riaggiustato con lo scotch da imballaggi e messo a girare in un forno a microonde.
Come un collage, un mosaico fatto con le tessere di cento puzzle diversi: garage-punk radioattivo incatenato al seggiolino di una nave spaziale e spedito a calci in culo a turbinare per le galassie ("Far In/Out"). Lunghe processioni di loop per chitarra, basso e batteria sature di un fuzz ingombrante e corrosivo, che fanno da sfondo a canti gregoriani rigurgitati da un qualche futuro medioevale ("Rolling Seas"). Marcette militari che deragliano sommerse da un turbine di humbucker affetti da bruxismo ("Corrosive"). Insperate ballate acustiche ("Moving Just Fine"), e brandelli di cronache e profezie intergalattiche.
Suona come se Simon Price e Wayne Coyne si ritrovassero per le mani la collezione di francobolli di Robert Calvert.
Non sarà il paese delle meraviglie.
Ma poco ci manca.
Carico i commenti... con calma