Considero i Poco il migliore gruppo country rock dopo gli Eagles. Il presente disco è uno dei loro più noti nonché, per molti ed anche per il sottoscritto, il migliore della prima metà di carriera, quella in formazione a quintetto con ancora Tim Schmit al basso (più in là sequestrato loro proprio dagli Eagles) e soprattutto Richie Furay, un ex-Buffalo Springfield, quale principale compositore e vocalista (in seguito andatosene di sua sponte, in preda a deliri di iper-cristianità). Stiamo parlando del quinto album della loro produzione, pubblicato nel 1972.
Meno dotati degli Eagles a livello vocale (il confronto va fatto coi primi quattro album delle Aquile, quelli con ancora il country-rocker Bernie Leadon alla solista... nella seconda parte dei settanta, da "Hotel California" in poi, essi si tramutarono in una band di pop-rock), giacché il solo Tim Schmit raggiunge l'eccellenza in proposito, e a dirla tutta anche meno interessanti a livello di liriche, i Poco suppliscono con la grande abilità del loro solista Rusty Young su tutti gli strumenti a corda tipici di questo genere musicale (vale a dire chitarre elettriche ed acustiche, mandolino, dobro, lap steel... manca solo il violino), nonché con una superiore coesione e umiltà e simpatia. Il fascino dei perdenti, certo...
Le composizioni, affidate a turno a Furay, Paul Cotton l'altro chitarrista e lo stesso Schmit, mostrano in generale un andamento discontinuo... vi sono ottime cose ed episodi a riempitivo. In quest'album le ottime cose prevalgono nettamente, ed ecco perché "Good Feelin' To Know" assuma una posizione elevata nella lunga ed articolata discografia dei nostri (diciannove album di studio, dal 1969 al presente).
Come in ogni gruppo country rock, ciascun compositore è anche voce solista nei suoi pezzi ed è quindi interessante focalizzare e distinguere, nello stesso disco, le diverse anime che concorrono all'insieme finale, mentre che vengono fuori a turno al proscenio. Nei Poco Furay assume il ruolo più canzonettaro, semplice, lineare e squillante; Tim Schmit si propone in maniera più tesa e vibrante, la sua voce setosa e limpida solca i ricami delle chitarre acustiche cercando intensità e passione; Paul Cotton infine, il "baritono" del terzetto di frontman, proviene da un freddo stato del nord (Illinois) ed è quindi quello che ha meno a che fare col country, influenzato com'è dal rhythm & blues e dal rock. Nei cori comunque interviene anche una quarta voce, quella del batterista George Grantham, dotato di un falsetto non troppo piacevole, ma prezioso in retrovia per coprire le armonie più alte.
Canzoni pienamente riuscite sono "Ride The Country" (di Cotton), nella cui insolitamente estesa e trascinante porzione centrale strumentale Schmit dimostra ampiamente di non essere solo una voce melodiosa, ma anche un bassista potente ed efficace a tutti gli effetti. Il suo migliore contributo all'album è rappresentato da "Restrain", una bella semi-ballata rock piazzata verso la fine del lavoro.
La canzone che intitola l'album, la più fortunata e fra le meglio ricordate della band, è il classico numero sing along, dal ritornello contagioso e sonoro, interpretata dall'autore Furay con tutta la veemenza e la penetranza della sua potente ed acuta voce.
La cosa curiosa di questi primi anni di carriera dei Poco è che il futuro leader del gruppo Rusty Young, colui che a partire dal 1975, dopo la dipartita di Furay e poi di Schmit, assumerà il ruolo di principale compositore e cantante ancor oggi in essere, portando avanti il vessillo del gruppo attraverso quasi quarant'anni con encomiabile costanza e dedizione, si limita per ora ai compiti di virtuoso polistrumentista, non componendo un accidenti e non contribuendo neanche ai cori! Sarà una vera fioritura di talento la sua, di lì a un altro paio di album, da mero, raffinato pizzicatore di corde a musicista completo e poliedrico.Carico i commenti... con calma