E' questo l'album dei californiani Poco che li vede ridursi a quartetto a causa della defezione del membro fondatore, principale cantante e compositore Ritchie Furay, convinto dal suo manager a tentare l'avventura in un'altra formazione country rock nuova di zecca denominata Souther/Hillman/Furay Band. Tale contrazione di personale viene risolta primariamente estendendo le responsabilità del virtuosissimo strumentista in forza al gruppo, ovvero il chitarrista/banjoista/mandolinista nonché specialista di pedal steel guitar Rusty Young, da questo momento attivo anche dietro al microfono e come compositore.

Per ora Rusty dà solo un assaggio delle sue nuove mansioni: partecipa ai cori come quarta voce e compone uno solo degli otto brani in scaletta, il gioioso bluegrass corale e strumentale "Rocky Mountain Breakdown", ma il futuro gli riserverà ben altro peso specifico e centralità di ruolo nei Poco... ne diventerà infatti il principale compositore e il definitivo frontman. Però su "Seven" queste incombenze sono ancora quasi del tutto appannaggio dell'altro chitarrista Paul Cotton e del bassista capellone Tim Schmit.

In questo disco è decisamente Paul Cotton ad essere in gran forma. La sua ispirazione sovrasta nell'occasione quella dei compagni, rendendo in questo modo più che accettabile la fresca rinuncia a Furay. Cotton firma la metà dei brani presenti (quattro su otto), tutti notevoli e con lode particolare ad almeno due di essi: mi riferisco alla semi-bossanova "Faith In The Families" cantata e suonata con classe purissima in punta di chitarra acustica, ed alla liricissima "Angel", vertice dell'opera in forza della sua melodia evocativa ed intensa che si appoggia su memorabili arpeggi chitarristici.

Gli altri due contributi del cantante e chitarrista nativo dell'Alabama stanno all'inizio e alla fine dell'album: "Drivin' Wheel" in avvio è curiosamente aperta al canto della prima strofa dal batterista del gruppo George Grantham e rappresenta l'episodio più rockeggiante del lotto, mentre la chiusura "You've Got Your Reasons" è una ponderosa canzone d'amore ad andamento lento, gonfiata di saccarina a mezzo di pomposa orchestra nonché, in aggiunta, un poco straniata da un avventuroso ed idiosincratico solo di chitarra, tenuto in uno stile enfatico non esattamente nelle corde di un musicista così asciutto ed essenziale come Cotton. E' probabilmente il classico caso nel quale la produzione ha preso un po' troppo la mano, compromettendo in parte la qualità di un buon pezzo.

La voce tenorile ed educatissima di Timothy Schmit, qui ancora nella fase "povera" di carriera un terzetto d'anni e di dischi prima di approdare ai fasti degli Eagles, rifulge nelle sue "Just Call My Name", "Skatin'" e "Krikkit's Song", citate nell'ordine di apparizione in scaletta. La migliore è la seconda, filante e nerboruta (per gli standard country rock) mentre le altre due, assai leggerotte, costituiscono in effetti gli unici momenti deboli del disco. Il timbro vocale del bassista californiano, non sufficientemente intenso e potente da renderlo efficace frontman, è invece manna dal cielo in tema di armonie corali e sono le sue partiture a rendere i backing vocals dei Poco fra i migliori in campo rock. Del resto si contano a decine e decine le produzioni in cui il disponibile Tim ha messo becco come gradito ospite ai cori... qualche nome? Toto, Steely Dan, Bob Seger, Boz Scaggs... persino Crosby Stills & Nash che non avrebbero dovuto averne in teoria bisogno.

"Seven" è il settimo disco dei Poco (potevano esserci dubbi?) della quindicina più o meno messa in commercio in carriera a partire dal 1969. Uscì nel 1974 ed ancor oggi suona da disco con le palle, profondo dinamico e melodioso, fra i loro migliori.

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