Titolo esplicativo per il quarto album dei texani Point Blank (su sette totali, anno di uscita 1980): il loro southern rock, già fra i più tosti sin dagli inizi, qui si spoglia del tutto delle componenti country rock e swing (mantenendo necessariamente quella blues) per far prevalere risolutamente la componente hard.
A simbolo di ciò sta il brano più in evidenza di questo disco, l'efficacissima riproposizione dal vivo della Purpleiana "Highway Star". Il dotato frontman del sestetto John O'Daniel non ha soverchi problemi a emulare le gesta di Ian Gillan, aggredendo il brano dall'inizio alla fine, comprese le indispensabili urla belluine qua e là. La coppia di chitarristi si diverte ed esalta, coesa e decisa; d'altronde l'immortale solo di Blackmore, ciliegiona sulla torta della canzone, era già costruito in studio con una seconda chitarra sovraincisa in armonia. Il mancino Rusty Burns ed il povero Kim Davis (se n'è andato due anni fa, neanche sessantenne) eseguono bellamente, nota per nota, le micidiali terzine puntate sulle quali milioni di chitarristi al mondo hanno studiato, e goduto una volta dominatele; il pubblico apprezza e si spella le mani.
A riprova che i Point Blank, da veri rockers, rendono meglio sul palco che fra le quattro pareti di uno studio, ci stanno le altre due perle dal vivo messe in scaletta una dopo l'altra a chiusura dell'album: "Wrong To Cry" è un blues canonico, caldo e con buona anima, trampolino di lancio per il boogie sfrenato "Thank You Mama" nel quale si avvicendano gli assoli di tutti gli strumentisti (molto brevi quelli di basso e batteria, com'è giusto che siano) e poi gran finale con la potentissima ed estesa ugola di O'Daniel, che si esibisce in scat, gorgheggi vari e per finire un paio di tremendi urli sputa tonsille. Il bello è che la resa, sia sonora che strumentale, dei tre brani presi in concerto è assai migliore di quella dei restanti cinque, registrati in studio! Più che giusta quindi la scelta di un album "misto", anzi se c'erano più episodi dal vivo era meglio.
Fra le canzoni in studio svettano quella che intitola il lavoro nonché, soprattutto, "Guessing Game", con il lucido procedere in arpeggio del tastierista Karl Berkebile a legare molto bene con le due chitarre le quali in coda si prendono, curiosamente ma molto efficacemente, un assolo... parallelo!: Davis a sinistra e Burns a destra dell'immagine stereo prendono a svisare pieni di gusto e feeling, costruendo fraseggi del tutto distinti che solo un paio di volte si incontrano, fino allo stop finale. E' il migliore "assolo contemporaneo" di chitarre che io conosca! Veramente da ascoltare.
Per chi fosse ancora interessato ai cd, "The Hard Way" è piuttosto raro da trovare nei negozi specializzati o nelle fiere, e costoso da ordinare via internet. Nell'ultima riedizione, di qualche anno fa, sono stati aggiunti altri brani dal vivo, purtroppo non appartenenti alla stessa, magica serata dei tre originali: l'epoca è differente, la formazione che vi suona è diversa, i suoni soprattutto, assai meno bilanciati e caldi, non reggono il confronto. Peccato.
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