"...this could be where it all goes wrong, this could be my swansong… this could be the very last thing that you hear form me” (Last thing).
Così inizia questo disco dei Polak, la band dei fratelli Fijalkowski (Pete e Krzysztof) che intorno al 1991 erano in due diverse band, speranze indie, i Bardots e gli Adorable che hanno prodotto eccellenti dischi, ma di scarso successo cpmmerciale. Qualcosa era andato storto. E questa potrebbe essere l’ ultima possibilità. Non c’è traccia delle influenze dei Bardots e degli Adorable, che giocavano tutto fra shoegazers e reminiscenze dark flangerate (Pretty O). Questa volta è indie rock più tradizionale, semmai si riconosce lo stile semplice ed efficace con il quale suonano la chitarra: in "Tracer" esce dal nulla un assolo di una sola nota carico di effetto con un bending magistrale. La preferita, fin dal titolo è "Storm Coming": "there’ s a storm ccooooming, I’ ve been saving my dreams for rainy days” canzone perfetta maestosa, non so perchè ma così dovrebbero essere gli Oasis se già dopo il primo disco non avessero deciso di diventare la caricatura di loro stessi e sparire nel proprio buco del culo. Ed ancora una grandissima chitarra in "Impossible" canzone mid-tempo, pigra “so don’ t feed your hope…”. Sul track listing riportato solo sul retro del cd saltano la numero 6, presente sul disco, un breve strumentale."Hang up" chiude il disco, in coda lontano si sente il giro di ‘Last Thing’ “this could be my swansong” e se avete il cd su repeat si ricollega perfettamente alla "Last Thing" iniziale. Un disco bello, dieci canzoni oneste, grandi chitarre suonate quanto basta "simple and effective". Proprio per questo sarà il loro canto del cigno. E lo sapevano anche loro. Grande anche la copertina, un freccia segnaletica sull'asfalto rovinato, pieno di crepe.
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