Cominciava così l'avventura di Richard D. James in Warp, aka Aphex Twin, aka AFX, aka Polygon Window, aka tanti, troppi altri pseudonimi. L'astio verso questa etichetta non l'ho mai capito fino in fondo, alla fine è una delle più curate artisticamente, cosa che non si può dire tanto della Apollo, che precedentemente aveva gestito il SAW 85-92. Ma tanto si tratta di buttare in pasto al popolo materiale occulto di un geniale sociopatico che preferisce smontare un sequencer analogico al giorno, quindi va benissimo così.
Surfing On sine Waves non è altro che, udite udite, l'ennesima manciata di materiale attinto dalla sconfinata libreria musicale del musicista, quindi buona cosa, ogni pretesto è valido per saccheggiare quegli archivi. Al contrario di quanto possa suggerire la copertina da villaggio vacanze e i font stilosi dei Designers Republic, qui dentro di scogli, surf e oceano c'è ben poco, in compenso troviamo abbondanza di alienazione al gusto silicio, drum machines impazzite, synth spettrali e droni acid per la felicità di grandi e piccini. La qualità è estremamente riconducibile al primo Ambient Works, per molti questo rappresenta il periodo d'oro di Richard, quindi non avranno problemi ad apprezzare il disco. La partenza è subito col botto, e non a caso autoreferenziale. "Polygon Window" fa precipitare senza convenevoli in un turbinio elaboratissimo di suoni analogici, sporchi e farciti di errori di ogni genere (si notano artefatti sonori da riversamento su nastro). Sebbene le percussioni dei vari Roland e Yamaha denunciano il periodo (si parla del 93), è l'arrangiamento estremamente originale, oltre ai synth modificati dal prodigio della Cornovaglia, a fare la differenza. Il risultato? Come ascoltare il Nacronomicon trovato nella cantina di Evil Dead, più o meno.
Si prosegue con il martellamento essenziale di "Quoth", che grazie a quelle manine perverse si tramuta in 5 minuti di tripudio tribale che non conosce la noia. La tempistica per arrivare alla spiazzante "If It Really Is Me" è perfetta. Un lungo, interminabile pezzo in pianoforte, condito con sample vocali e nostalgici organi. Il "lentone" del disco, se così vogliamo intenderlo, che nonostante l'aspetto prototipale preannuncia la passione del musicista verso questo strumento. La capacità innata di Richard nel riempire con pochi suoni minuti interminabili, congelando la voglia di premere il tasto skip, è un ulteriore antipasto per l'esacerbazione che poi vedremo con SAWII. Si riparte con la frenesia delirante di "Supremacy II", bpm rapidi, atmosfera da incubo e inquietanti suoni computazionali si schiantano sui ridicoli sample vocali, contribuendo ad ammorbare ulteriormente gli stati d'animo generati. "UT1 - Dot" butta in pista addirittura sapori orientali, così come la sconosciuta "Traccia 7" omaggia la scuola di Detroit con una acidissima linea di T-303, ma cambia umore subito dopo, infilando i tipici tappeti da casa delle streghe tanto cari alla scimmia gemella. La conclusione è inaspettatamente pacata, e arriva con "Quino - phec" con la sua cadenza ambientale funerea, anche se stranamente irradiata da una calda luce. Nessuno si sconvolegerebbe particolarmente se questo pezzo fosse un gentile prestito dalle librerie di SAWII, ma la verità purtroppo la conosce solo il nostro enigmatico capellone.
Un disco da avere ovviamente, basta solo trovarlo... Operazione non proprio semplicissima, anche se si potrebbe ripiegare sulla riedizione Warp del 2001, con anche due brani inediti. Comunque vada buona ricerca, io mi tengo stretta la mia, ovviamente originale!
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