Già il primo Gran turismo era tanta roba, tante auto, un bel programma di gare, longevità già alta e difficoltà già seria. Pensavo di aver visto tutto, roba della serie “ora posso anche morire felice”, invece non avevo visto nulla, in confronto a “Gran Turismo 2” il primo è praticamente nulla.

Già a partire dal fatto che si tratta di un doppio cd. Eh sì, questa volta le due modalità hanno un intero cd dedicato, un disco per la modalità Arcade e uno per la modalità Gran Turismo. Le due modalità tuttavia non sono completamente indipendenti l’una dall’altra come nel primo capitolo: per sbloccare tutti i circuiti nell’Arcade bisogna prendere tutte le patenti nella Gran Turismo, allo stesso modo le auto acquistate nella Gran Turismo si possono utilizzare per le gare Arcade. La prerogativa delle due modalità rimane in ogni caso la stessa, la Arcade è la modalità di gioco veloce e meno impegnativa, la Gran Turismo è una vera e propria carriera automobilistica ed imprenditoriale. Nell’Arcade si sceglie l’auto fra quelle disponibili, la modalità di gioco, la difficoltà ed il circuito e si gareggia, sempre con il consueto obiettivo di sbloccare tutto, vincendo le gare si sbloccano nuovi modelli di auto e i circuiti in direzione inversa. Nella Gran Turismo si prendono patenti, si acquistano, modificano e vendono auto e si partecipa ai campionati. Tutto però è stato tremendamente ampliato, tanto da rendere il primo capitolo un giocattolino in confronto; davvero, questo secondo capitolo è all’incirca quattro volte più longevo del primo, tiene incollato il giocatore per svariate ore più del primo.

La modalità Arcade non è stata ampliata tantissimo ma offre comunque molte più ore di gioco rispetto al primo per il semplice motivo che i circuiti sono molti di più. Nel primo erano solo undici (alcuni dei quali erano in realtà varianti di un determinato tracciato), ma soltanto 8 erano disponibili in Arcade, qui sono ben 23 a cui si aggiungono i 9 su sterrato. Vi spiccano tracciati montuosi, collinari, veloci e ovali, cittadini (quelli di Roma e Seattle), notturni. Uno è celebre, il Laguna Seca con la sua insidiosa doppia curva Cavatappi. I circuiti del primo episodio sono stati tutti riconfermati qui… tranne uno, il più figo, il notturno Special Stage R11; peccato, non solo era il mio preferito ed il più bello, ma con il suo andamento tortuoso si sarebbe rivelato perfetto per la difficoltà complessiva del gioco, se ne sarebbero viste delle belle in certi contest.

La modalità Gran Turismo invece è stata espansa al massimo. A partire già dalle patenti, senza le quali non è possibile partecipare alle gare. Dalle 3 patenti del primo capitolo alle 5+1 di questo secondo, ciascuna da 10 prove contro le 8 del precedente: B, A, Internazionale C, Internazionale B, Internazionale A; come se non bastasse se ne aggiunge una speciale - interamente basata su prove cronometrate su piste intere - che non è richiesta in nessuna delle gare ufficiali ma permette di sbloccare tutti i circuiti nell’Arcade. Devo dire che le patenti non mi sono sembrate particolarmente difficili, mentre qualche difficoltà e bestemmia si può incontrare nella patente speciale.

La vera rivoluzione comunque è stata fatta per quanto riguarda il programma delle gare. È nettamente più vasto ma presenta significative differenze. Mentre nel primo capitolo le competizioni consistevano in veri e propri campionati - composti da più gare in cui venivano assegnati dei punti, chi concludeva con più punti vinceva il campionato, come in F1 - qui invece sono quasi tutte gare singole. Ogni contest o trofeo offre 2, 3 o 5 gare che vengono affrontate singolarmente, in maniera indipendente, il risultato di ciascuna non influenza quello delle altre, ogni singola gara ha la sua coppa in palio e la sua auto in regalo (non tutte però danno un’auto in premio). Ma non è tutto, ciascuna singola gara differisce dalle altre per patente richiesta, premio in denaro o potenza massima ammessa. Possiamo quindi dire che le gare sono praticamente dei raduni a tema; i veri e propri campionati, quelli con più gare in successione e con assegnazione di punti, sono in tutto il gioco solo 3 (4 se aggiungiamo l’evento personalizzato di livello professionistico). Per diverso tempo mi sono chiesto se preferivo i veri e propri campionati del primo capitolo o le gare singole di questo; la mia risposta a distanza di anni è all’incirca “tutti e due”, questo significativo cambio di modalità rappresenta un vero e proprio punto di rottura, fa in modo che questo secondo capitolo abbia una sua identità e non sia la copia del precedente, semplicemente il primo è bello così con i suoi mini tornei mentre il secondo è bello proprio per le sue corse singole. Questa organizzazione poi ha il pregio di rendere più fluido il gioco nella sua lunghezza, nonché offre la possibilità di organizzare in maniera più tranquilla le proprie sedute davanti allo schermo; i campionati richiedono maggior tempo e devi scegliere momenti in cui non hai particolari sbattimenti, le corse singole invece si possono affrontare anche quando hai decisamente meno tempo. Però questa modalità presenta una difficoltà in più, specie a chi è meno pratico, l’obbligo di vincere ogni singola gara, di non potersi permettere mai il secondo posto, è una sfida sicuramente più impegnativa. Avevo poi accennato ai limiti di potenza; sì, proprio così, alla maggior parte delle gare non si può partecipare se la vettura supera un certo numero di cavalli. Questo è un elemento che rende più difficile il gioco, il giocatore deve essere bravo a gestire il proprio parco auto in maniera saggia, valutando con attenzione quali gare può affrontare con le auto acquistate o ottenute in premio e quali invece vendere senza pensarci su; ma soprattutto ciò rende le gare decisamente più combattute ed ostiche in quanto gli avversari sono sostanzialmente alla pari; in poche parole bisogna levarsi dalla testa l’idea di comprarsi un macchinone ipertruccato ed affrontarci gran parte del gioco come si poteva fare nel primo, guai a pensare di partire in quarta e far mangiare la polvere agli avversari ad ogni fottuta gara, qua c’è da combattere e qualche gara che richiede numerosi tentativi per essere portata a casa c’è eccome. Anche perché a tutto ciò si aggiunge la discutibile idea di eliminare le qualifiche; bella nel primo capitolo l’ebbrezza di sfrecciare da soli sul circuito per ambire a quella pole position che oltre al primo posto sulla griglia garantiva pure un gruzzoletto in denaro, qua si parte sempre ultimi e bisogna lottare sicuramente di più. Beh forse la scelta sembrerà spiacevole ma ci sta, con le qualifiche il gioco sarebbe stato esageratamente lungo, come se già non lo fosse abbastanza, e probabilmente avrebbe negato quel pizzico di difficoltà in più che da un capitolo due ci si aspetta.

Facendo un giro nella sezione gare notiamo 4 grandi sezioni. La Lega GT prevede i campionati nazionali americani, inglesi, tedeschi, francesi, italiani e giapponesi, campionati continentali europei e del Pacifico e come conclusione un campionato mondiale. Gli avversari sono modelli di auto logicamente provenienti dalla relativa area geografica ma non necessariamente il giocatore deve avere altrettanto; c’erano eventi simili nel primo capitolo ma erano classificati come eventi speciali e vi si partecipava obbligatoriamente con vettura della nazionalità giusta. In fondo alla lista Lega GT poi vi è un creatore automatico di eventi, quattro eventi per quattro diversi livelli di difficoltà, entri con la tua vettura e viene creato un evento su misura per le caratteristiche dell’auto; credevo fossero un optional di lusso prima di accorgermi che anche questi eventi sono indispensabili per completare il gioco al 100%.

La sezione Eventi Speciali conferma alcune classiche del primo capitolo e molto altro ancora. Vi troviamo ancora una volta trofei dedicati alle vetture con diverse trazioni, vetture leggere, motori turbo e motori aspirati, gare a cui si partecipa solo col tipo di vettura indicato. La sezione però è ampliata con svariati eventi sempre dedicati a vari tipi di vettura, compatte, decappottabili, sportive, anni ’80, ecc., con la differenza che vi si può partecipare con qualsiasi tipo di auto, fermo restando che le auto avversarie sono della tipologia indicata; probabilmente si è cercato di evitare di complicare un gioco già di per sé impegnativo, offrendo almeno in questo frangente un po’ più di libertà di scelta.

Non potevano poi mancare le gare di lunga durata. Se nel primo erano solo 3 ed erano fra gli eventi speciali, qui sono addirittura 7 e hanno una sezione dedicata. Gare di 30, 40, 50, 60, 90, fino a 99 giri con limitazione oraria. Gare che comportano l’usura delle gomme e la necessità di occasionali soste ai box. La difficoltà sta essenzialmente nel mantenersi costanti, bisogna essere bravi ad accumulare un buon vantaggio sugli inseguitori in modo da affrontare i pit-stop con serenità, e bisogna farlo tenendo conto che l’aderenza del veicolo cala col passar dei giri, serve monitorare l’andamento del veicolo e capire come evitare di mandarlo in testacoda.

La novità più clamorosa è comunque la modalità rally. Oltre che su strada “Gran Turismo 2” offre la possibilità di misurarsi anche su sterrato. Gare di un solo giro (che a volte non è un giro ma un tragitto che parte da un punto ed arriva ad un altro) contro un’auto fantasma in cui bisogna davvero essere bravi a guidare. Nei rally serve davvero pratica, bisogna saper frenare e soprattutto far curvare bene la vettura senza che vada in testacoda e senza che perda troppa velocità. Una sfida per piloti più esperti.

In ogni caso se già così il gioco è significativamente longevo a renderlo un vero e proprio mattone sono i raduni organizzati dai concessionari. Proprio così, ogni costruttore organizza gare speciali dedicate ad alcuni dei suoi modelli in vendita. Si gareggia senza patente con un’auto che deve necessariamente portare quello specifico marchio, su un circuito scelto a caso. Sono una bella palla, forse risparmiabile, anche perché i concessionari sono tantissimi, ma sono gare fondamentali per completare il gioco al 100%. Da qui il consiglio, quando si vince una coppa, di verificare se c’è una specifica gara dedicata al modello ricevuto in premio; per il resto bisogna rassegnarsi all’idea che si dovranno comprare e modificare tutte le auto necessarie per vincere queste gare. Ancora una volta si richiama alla pazienza del giocatore ma anche ai soldi; è consigliabile affrontare quest’ultima parte dopo aver vinto tutte le altre gare, quando le disponibilità economiche saranno floride.

Il parco auto comunque è stato vigorosamente ampliato, ai già presenti concessionari giapponesi, britannici e statunitensi si aggiungono quelli italiani, francesi e tedeschi; la scelta è così vasta da non riuscire a stare in una mappa sola, la città è stata così suddivisa in quattro zone geografiche. I più nostalgici possono provare il brivido di guidare una vecchia 500 o un Maggiolino, ma il modello più curioso è il furgoncino Daihatsu Midget, un veicolo commerciale che a prima vista spiazza tutti.

La grafica è rimasta sostanzialmente invariata, la musica invece si amplia, resistono il rock e l’elettronica ma si segnala una significativa impennata del jazz/fusion soprattutto nei menù di navigazione.

Che dire, un capolavoro totale ed immortale, tanta carne al fuoco, tante ore di gioco ma anche tanta pazienza ed impegno richiesto.

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