"Now Is The Time!", Polysics.

Ingredienti necessari:

  • Una decina di acidi lisergici
  • Occhiali da sole Ray-Ban, rigorosamente tarocchi
  • Un'etichetta con su scritto in grande J-Pop
  • Un'edizione qualsiasi di Super Mario o, in alternativa, Pacman
  • Almeno cinque o sei dischi dei Devo
  • Una chitarra
  • Un basso
  • Una batteria
  • Un sintetizzatore ornato da graffiti sgangherati
  • Sale e pepe
  • Un frullatore

Salite in soffitta, quella soffitta che tempo fa avete stipato di vecchi ricordi d'infanzia ormai consunti ed obsoleti. Scavate in mezzo al ciarpame e tiratene fuori qualcosa di utile: una cassetta per il Nintendo di Super Mario, ad esempio... o, se proprio siete allergici al simpatico idraulico italo/americano, optate per la caramella-mostriciattolo-puntino-pasticca gialla del buon mangiafantasmi Pacman. Già che siete lì, rovistate un po' fra i vecchi vinili ed uscitene con in mano qualche LP dei Devo, la band cibernetico/statunitense che prendevate sempre per il culo, ma che in fondo vi piaceva.

Ora scendete in taverna. Prendete tutti gli strumenti musicali che vi capitano sottomano, senza distinzioni o preferenze. Quel che capita, capita. Tenete un occhio di riguardo solo verso il sintetizzatore: dev'essere strano, inconsueto, fuori dal comune.

Potete ora tornare in cucina. Toglietevi quegli squallidi occhiali da sole finti Ray-Ban, che avete indossato sino ad adesso. Raccattate in poco tempo quella confezione di acidi che il vostro fattissimo vicino di casa vi aveva regalato un paio di giorni fa. Mentre afferrate il sale e il pepe, abbiate l'accortezza di ricordarvi quell'adesivo della J-Pop acquistato tempo prima.

Ecco, ora ci siete. Buttate tutti questi ingredienti in un frullatore di ultima generazione, premete la velocità massima e sedetevi su una sedia, ad ammirare l'incredibile spettacolo che ne sta uscendo fuori. Tra lampi di luce, rumorini più o meno sospetti, improvvise accelerazioni, ecco che il risultato finale prende forma sul fondo dell'incandescente marchingegno. Trattasi nient'altro di un normalissimo cd musicale, con in copertina quattro tizi nipponici, vestiti con un grembiulone rosso, con tanto di occhialini stroboscopici. Signori e signore, ecco a voi uno dei gruppi più deviati della scena Japanese degli ultimi anni: i Polysics!

Qui si tratta semplicemente di afferrare il concetto e, una volta appreso, di stare allo scherzo. Questo "Now Is The Time!", quarto album della band, uscito nel 2006 sotto etichetta Tofu, altro non è che un variegato, grande, labirintico giocattolone virtuale, nel quale è facile perdersi, annegare o, peggio ancora, finire irrimediabilmente disorientati. È un continuo divertissement che, a seconda dei punti di vista, scade nel pretenzioso o si eleva a beffardo e irriverente.

È comunque lapalissiano sottolineare che non è certo un album per tutti, dato il sound pungente e particolare e la grandissima ricchezza di affluenze (e spesso citazioni) musicali. Nel fragoroso punk della frenetica "Tei! Tei! Tei!" (Melt Banana style) si può ritrovare, con un attimino di pazienza, un Pacman del 2000, con tanto di cresta e borchie, che viene sparato in random fra una miriade di connettivi elettronici. O ancora, la geometria cibernetica del singolone "I My Me Mine", che da filastrocca nonsense si sa malleare in una sorta di klezmer sghembo e distorto, grazie ad un flauto comparso magicamente grazie a chissà quale magia. E come non citare l'assolutamente deviana "Ah-Yeah!!", una giostra psichedelica dissonante, gonfiata da una nuvola di rumori gorgheggianti, a metà fra il serio ed il faceto?

La sconfinata radura sonora che compone i caratteri acustici dei Polysics risulta a tratti davvero irritante ed insopportabile, quasi insostenibile: è il caso del continuo default di "Walky Talky", che mischia un'elettronica fredda ed infantile con linee vocali che riprendono i migliori episodi dei californiani Locust, o le spruzzate southern che inquinano la -troppo- artificiosa "Toisu!". I colpi di genio ci sono, indubbiamente: si va dalla marcetta militare, a metà fra punk e ska, di "Boy's Head", una trasfigurazione perfetta nel Sol Levante dei Ramones, alla schermata allucinogena, con tanto di assolo glam metal, di "The Next World" (altro forte richiamo ai Devo). Per non parlare della gemma dell'intero lavoro, "Wild One", una cavalcata sonora à là Blondie, che si accompagna con un cantato lento e cadenzato, che neanche davanti ad un falò. Fatto di pixel, si intende.

Ma quello che potrebbe risultare un cd davvero godibile, con qualche "estremismo" -d'obbligo le virgolette- di troppo, si trasforma in pochi istanti in un cd discreto, con qualche "estremismo" di troppo e qualche canzone davvero inutile, se non dannosa. La parodia western/cartoonesca di "Oh! Monaliza" (c'è persino lo yodel di Heidi) non ottiene l'effetto goliardico sperato, e non fa altro che scimmiottare le potenzialità della band. Ma anche i sibili elettrolitici di "Baby Bias" e l'energia della profetica "Skip It", ascoltati assieme alle loro compagne, risultano essere prettamente fini a loro stesse.

Chi ha avuto la fortuna di non perdere il senno durante tutto questo breve trip, può dunque esprimere un giudizio finale su questo "Now Is The Time!". La sensazione che si ha è quella di aver assistito a qualcosa di relativamente bello, di obiettivamente unico, ma certamente, anche se di poco, non indispensabile. Troppa voglia di strafare, troppi errori, troppa presunzione? Non si sa. L'unica cosa certa è che i Polysics sono fuori di testa, ne sono perfettamente coscienti e ne vanno anche fieri. Senza troppi pensieri.

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