Il fatto è che noi villan...
Noi villan...
E sempre allegri bisogna stare
che il nostro piangere fa male al re
fa male al ricco e al cardinale
diventan tristi se noi piangiam
I Pomplamoose, distorsione di pamplemousse, francese di pompelmo, sono un duo californiano elettro-acustico di Adult Alternative Pop Rock.
Si sono formati nel 2008 con il sodalizio artistico del polistrumentista Jack Conte e della cantante Nataly Dawn, al tempo studenti della Stanford University che si erano sorbiti il discorso di Steve Jobs.
Si autoproducono. Sono specializzati in cover più che in brani propri e hanno l’enorme merito di aver reso piacevoli, se non irresistibili, canzoni maledettamente becere come “Wake Me Up Before You Go-Go” degli Wham o addirittura “Telephone” di Lady Gaga (la dance popper che ama esibirsi indossando giacche di bistecche fresche). È dunque prassi per i Pomplamoose conferire alle loro riletture quello che si può chiamare “l’effetto Marie De Salle”. Hai presente l’adattamento cinematografico di “Alta Fedeltà”? La “cantante” Marie De Salle rendeva l’odiosa e melensa “Uh, Baby I love Your Way” di Frampton un brano incantevole, struggente, commovendo ed estasiando Rob e i suoi amici fattorini. Ecco! Qui però l’esaltazione diventa una illogica allegria.
I nostri sono autori di vari album, tutti venduti solo in formato digitale. Menzionerei almeno “Tribute to Famous People”, “Season 2” e “Besides”.
Nataly Dawn, che oltre a cantare dipinge, ha inciso anche un album solista, tutto di inediti, “How I Knew Her,” di Folk pop lirico ed intimista, e condivide il progetto acustico-trasognante My Terrible Friend con Laureen O’Connel (val la pena di sentire almeno la loro pigra e seducente cover dei Bee Gees “I Started a Joke”).
Conte, dal canto suo, un po’ di follia e un bel po’ di talento, cosucce che infondo si assomigliano, ama spaziare tra i generi Synth Pop, Indie Pop, Alt Rock, Fusion ed R&B contemporaneo. Si applica a tastiere, pianoforti, xilofoni, chitarre, percussioni programmabili ed organiche, ecc., tessendo trame chiare e giocose, con effetto audio di presenza immediata. Un sound retrò e moderno al contempo, che, oltre all’estro, vanta ordine, decoro, urgenza contenuta, audacia razionale e fantasia.
È però il canto di Nataly a costituire il punto di Archimede del duo. Ci trovi dentro: impassibilità angelica, bellezza formale, indolenza sensuale, Leslie Feist, Regina Spector, velluto liscio, schiena dritta, gaia giovinezza, un pizzico di affettazione che non guasta e la fa “Foxy Lady”.
I video che postano su You Tube, che li ritraggono in riquadri multipli mentre cantano e suonano, rispondono all’ingiunzione assiomatica “ciò che si sente si vede e ciò che si vede si sente”. Tertium non datur. La “Videosong” è un po’ il loro canale espressivo prediletto. Usualmente reinterpretano in modo originale, da punti di vista inediti, i grandi classici del Pop Rock (come “September” degli Earth, Wind & Fire, “Come Togheter” dei Beatles o “Video Killed The Radio Star” dei Buggles), portando in alto persino il tristo mainstream degli anni zero (Pharrell Williams, Bruno Mars, Beyoncè), per mezzo di continue sottrazioni, piccole aggiunte e frequenti mashup. Musica che effigia il fanciullino che è in noi: sempre “Walking On Sunshine”, mai “Walking On The Moon”. Aggettivi? Baldanzosi, leggeri, sognanti, giocosi, appassionati, solari, lusinghieri. Iperattivi? Pieni di slancio.
Incidono e mixano tutto da sé, incontaminati da produttori e discografici. Pagano i diritti d’autore per le cover, cercano di finanziarsi col crowdfounding e la formula pay what you want. Con la debolezza paiono un po’ sconfiggere l’arroganza.
Ma da dove saltano fuori questi Pomplamoose?
I due, nati a metà degli anni 80, sono evidentemente cresciuti a Coca Cola, marshmellow, tavola calda, Julie Andrews, Nick Hornby sì-Lester Bangs no, Hemingway sì-Kerouac no, a pragmatismo metodologico di Peirce ed utilitaristico di William James, a Topolino e Matt Groening, a Irving Berling e tastierine del(la) Casio, James Brown e Billy Joel, Chordettes e Beatles, Michael Jackson e Madonna, poi tutto il Techno Pop e molto New Romantic. Insomma nerd, giovani di grande avvenire con passato di madornali umiliazioni.
E, metaforicamente parlando, come sono?
Sono il condizionatore della tua auto in una fredda e umida giornata di novembre. Parti in fretta, a disagio, intirizzito. Poi finalmente il tepore, quindi il caldo che ti avviluppa, mentre lo scenario circostante ozia nella nebbia attraverso il parabrezza. E, andando al lavoro, ti rallegri inspiegabilmente. E stai bene “come uno che si sogna”.
Quindi, in sintesi, sono OK e c’è sempre da star contenti con loro. Hanno un quid, una loro ecceità. Sono felicemente loro e solo loro. Una unicità duale, un unico “lato B”.
“Besides”, del 2015, è un album ove prevale l’Elettro Indie sul settore acustico/Unplugged. Tutte le trovate/canzoni sono piccole avventure piacevoli come “I Feel Good" di James brown e “Come Together" dei Beatles o lo “Steve Wonder-Herbie Hancock Mashup” che unifica “Superstition”, del primo, con “Watermalon Man” e “Chamaleon”, del secondo. “Like a Million”, brano invece autografo, pare l’incontro del Brit Pop più epicheggiante con le tastiere Bontempi ad una festa di compleanno.
Insomma… familiari, ma non amatoriali, professionali, ma non sovraprodotti, sound vintage, veloce, ficcante, diretto, mai saturo, mai afflitto da autocommiserazione, un po’ esuberante, con in più il canto di una sirenetta o ninfa. Bellezza lieve, dimessa e, a suo modo, ieratica. Emotivamente almeno.
Consigliabili a tutti. Per lo spirito solitario e la famiglia.
I Pomplamoose, oramai è evidente, sapranno lasciarti in uno stato di sobria ebrezza.
Carico i commenti... con calma