Grandi davvero questi Ponte del Diavolo!
Questo è il loro primo album datato 2024, sono italiani e in loro riscontro influenze dark-wave, post-punk, doom metal e black metal, un calderone di generi davvero interessante e ben riuscito. Il cantato di Erba del Diavolo, lo pseudonimo sotto cui si cela la singer del gruppo, poi è trascinante a metà tra l’italiano e l’inglese. Si parte bene con la prima traccia “Demone” con l’inizio in blast beat stile black metal per poi calmarsi e far venire fuori l’influenza dark-wave della band con un cantato italiano ammaliante e seducente.
In “Covenant” il cantato ricorda quello di Siouxsie, quindi l’influenza post-punk e dark-wave sempre presente con un accenno di riff di chitarra dal vago sapore doom metal, “Red As The Sex Of She Who Lives In Death” ricorda veramente tanto i lavori in studio dei Siouxsie and The Banshees, anche se non mancano le sfuriate black metal in blast beat che donano vivacità a tutto il comparto sonoro per poi sul finale del pezzo addentrarsi dentro parti strumentali tribali e dal sapore doom metal, un pezzo davvero riuscito.
“La Razza” dura 8 minuti e l’inizio ha un giro psichedelico che viene sostituito da una parte black metal furiosa finchè entra il cantato della sacerdotessa Erba del Diavolo che fa la sua apparizione atta a perfezionare le trame di chitarra dark-wave, le parti in blast beat non finiscono certo qui, l’influenza del metal estremo è ben presente quindi direi che la proposta dei Ponte del Diavolo è davvero originale e peculiare.
“Nocturnal Veil” presenta un giro di chitarra e basso quasi stoner, la singer si erge nel suo cantato melodico a volte sostituito da un accenno di growl che dona impatto a tutto il brano, le melodie sono davvero affascinanti e il ritornello del pezzo dona quell’alone di mistero che rivela una musica arcaica e da cerimoniale occulto, in questo molto simili all’altra band italiana con cantante femminile che il mondo ci invidia, sto parlando dei nostrani Messa.
“Zero” è un pezzo potente, oscuro con i suoi cambi di riff doom metal a tratti sludge e stoner, Erba del Diavolo canta nella nostra lingua e si rivela una scelta azzeccata! nulla da invidiare alla lingua inglese, verso i quattro minuti i suoi versi diventano declamatori e la musica si fa davvero estrema con i blast beat in primo piano.
E veniamo all’ultimo pezzo “The Weeping Song” cover di Nick Cave e Blixa, una rilettura davvero originale e riuscita. “This is The Weeping Song!” declama la nostra sacerdotessa e lo fa con una enfasi e un trasporto davvero esaltante, post-punk e dark-wave si fondono a meraviglia con stupendi riff di chitarra e contrappunti di voce maschile azzeccati e dal sapore gotico e ancestrale.
“Fire Blades From The Tomb” finisce qui dopo 42 minuti sognanti ma con sempre innestati i connotati della musica estrema, mai sentito nulla di simile. Proposta particolare e attrattiva che non fa che confermare che l’underground italiano è dotato di grandi band e grandi speranze per il futuro.
Promossi senza riserbo a pieni voti e in fervente attesa per un secondo capitolo di questa grande band.
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