Tolti i brani singoli cantati in lingue straniere dai nostri artisti dagli anni '60, l'idea di album studiati per fare breccia in alcuni mercati stranieri (non tutti) come quello di lingua inglese è venuta a pochi.

Ci aveva provato per primo Lucio Battisti con 'Images' (1977), un insuccesso totale; tra anni dopo i Pooh con 'Hurricane', con sorte migliore ma non in America né in altri paesi di lingua inglese.

'Hurricane' è la scelta di alcuni fra i brani fra il '76 e il '78 riarrangiati per i gusti del mercato americano, ma più o meno in linea con gli originali (più poderosa e robusta la versione americana di 'Rotolando respirando' ['Hurricane'] e più coinvolgente quella di 'Pronto, buongiorno è la sveglia' ['Ready Get Up And Good Morning']): il risultato negli arrangiamenti è di musiche migliori degli originali, mentre la pronuncia...proprio italiana, anche se meglio del 'provinciale' Battisti che suona 'sgraziato'.

Ciononostante tre brani ottimi su 9: oltre a quelli prima nominati, 'Your Love' ('Che ne fai di te') e, soprattutto, 'A Million Miles From Nowhere' ('La città degli altri') - testo e cantato stupendi.

(Da dimenticare 'Give Me Only This Moment' ['Dammi solo un minuto']).

Per trovare artisti italiani capaci di cantare con una buona pronuncia inglese, tolta Ivana Spagna e la sua Dance degli anni '80 ('Easy Lady'), avremmo dovuto aspettare gli anni '90: non parlo di Elisa che aveva iniziato con 'Flowers', ma altri che magari non incidevano album però in programmi tv e oltre reinterpretavano canzoni inglesi sembrando, come minimo, vicini agli artisti 'inglesi' veri e propri.

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